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La crisi idrica di Chennai (2019). Un’emergenza nazionale indiana

Settembre 7, 2022

* L’immagine di copertina di questo paper è stata presa dal sito Scroll.in, consultabile al seguente link: https://scroll.in/latest/927307/tamil-nadu-reels-under-water-crisis-it-firms-and-hotels-in-chennai-severely-hit-by-shortage

Nel 2019 la metropoli indiana di Chennai – denominata Madras fino al 1996 quando adottò l’attuale nome – fu teatro di una gravissima crisi idrica che portò le autorità locali a dichiarare, il 19 giungo, il temutissimo “Day Zero”. Per la prima volta nella storia recente dell’umanità, un vasto agglomerato urbano composto da svariati milioni di persone aveva terminato le proprie risorse idriche. Dai rubinetti non usciva più acqua, le attività produttive e industriali – di cui Chennai è oltremodo ricca – non avevano a disposizione fresh water, la più elementare delle risorse, troppo spesso data per scontata. Fortunatamente, a seguito di intense piogge verificatesi tra luglio e settembre dello stesso anno, la città indiana evitò ulteriori disagi legati alla siccità. Le precipitazioni risolsero una pericolosissima situazione che stava lentamente scivolando verso una crisi socioeconomica di proporzioni massicce non solo per l’area urbana di Chennai ma per tutta l’India. La metropoli, infatti, oltre a rappresentare la sesta entità demografica del subcontinente indiano, è un hub strategico sotto il profilo industriale, tecnologico ed economico a livello nazionale. In conseguenza di ciò, una crisi che in principio pareva avere un impatto locale, acquisì in breve tempo rilevanza più ampia, fino ad assurgere a vera e propria emergenza nazionale per ciò che concerne il secondo Paese più popoloso al mondo.

Fig. 1: Folla ammassata per le vie di Chennai durante la crisi idrica (giugno 2019)
https://edition.cnn.com/2019/06/22/india/chennai-india-water-crisis-intl/index.html

Le cause della crisi idrica

Come spesso succede per crisi di tale entità, una serie di concause ambientali ed umane hanno provocato l’emergenza idrica di Chennai. In quell’occasione assenza di precipitazioni, ondate di caldo ed incuria da parte delle autorità cittadine nella gestione delle risorse idriche hanno gettato le basi per una situazione che ha tenuto in scacco la metropoli indiana per molti mesi.   

Nel triennio 2016-2018, le precipitazioni monsoniche che costituiscono la principale fonte di approvvigionamento del Tamil Nadu[1] (lo Stato indiano di cui Chennai è capitale) sono state molto scarse. Nel 2018, in particolare, l’acqua piovana ha avuto un impatto decisamente flebile sulla città, dal momento che caddero solo 343.7 mm di pioggia rispetto a una media di 757.6 mm, comportando dunque un deficit di circa il 55%[2]. A dire il vero, tutto lo Stato sperimentò in quell’anno una stagione secca particolarmente aggressiva, con deficit pluviometrici del 23%. Dunque, anche se in misura minore rispetto alla sua capitale, un anno prima della crisi idrica abbattutasi su Chennai tutto il Tamil Nadu fu sottoposto a importanti disagi.

Poco prima della crisi idrica, oltre alle scarse precipitazioni, severe ondate di calore compromisero il fragile equilibrio ambientale di Chennai, già fortemente deteriorato dalla mancanza di piogge. Il forte caldo patito nel Tamil Nadu durante le recenti stagioni secche ha influito in maniera seria sul livello delle fonti di approvvigionamento su cui la popolazione civile poteva contare. A titolo di esempio, si prenda in esame il caso delle paludi di Chennai. Fino a poco tempo fa, la metropoli era circondata da molti territori paludosi. Si trattava senza dubbio di aree poco salubri dal punto di vista igienico-sanitario; tuttavia, l’alto tasso di paludosità era indice di una forte umidità nella regione. Le intense ondate di calore verificatesi tra il 2016 e il 2018 contribuirono a seccare visibilmente il territorio e l’atmosfera del Tamil Nadu. A riprova di ciò, si segnala il risultato di una ricerca scientifica realizzata da Care Earth Trust, una ONG che si occupa di preservare la biodiversità. Stando agli studiosi, le paludi di Chennai adesso sono solo una pallida ombra rispetto a prima. La percentuale complessiva di paludi nella geografia della città è passata da un consistente 80% (alla fine degli anni Novanta) ad un misero 15%. L’assottigliamento definitivo dello strato più umido delle aree periferiche di Chennai si è verificato proprio in concomitanza con il grande caldo e la mancanza di precipitazioni, le principali cause ambientali del disastro idrico che ha colpito la metropoli indiana nella prima metà del 2019.

In linea con il prosciugamento delle aree paludose, durante i mesi precedenti alla crisi anche le principali riserve di acqua dolce della città subirono un preoccupante abbassamento. Chennai viene di norma rifornita da quattro grossi bacini – Poondi, Cholavaram, Red Hills e Chembarambakkam – da cui i cittadini prelevano quotidianamente le risorse idriche necessarie per condurre attività quotidiane. La mancanza di piogge durante i primi mesi del 2019 venne a sommarsi alla poca acqua caduta durante il precedente triennio. Tutto ciò sottopose a forte stress idrico le 4 riserve cittadine. Inoltre, la gestione poco oculata delle autorità in materia di edilizia urbana contribuì a peggiorare enormemente la situazione.

Nel corso del tempo, la crescita prorompente della popolazione cittadina – che oggi supera gli 11 milioni di persone – ha inevitabilmente compromesso l’approvvigionamento idrico di Chennai. Per far posto ai nuovi abitanti, il cui numero cresce ogni anno a ritmi vertiginosi, le autorità hanno costruito strade, quartieri e residenze in zone precedentemente adibite al transito o allo stoccaggio dell’acqua. A tal riguardo si prenda il caso della riserva Poondi, il principale bacino della città. Per fare posto agli appartamenti da destinare ai nuovi abitanti, le autorità di Chennai ne hanno progressivamente ridotto la superficie, contribuendo dunque ad indebolire una riserva d’acqua strategica per l’approvvigionamento idrico della città. Oltre alla poco saggia gestione edilizia, si segnalano degli inconsapevolmente pericolosi comportamenti sul piano individuale che molti cittadini di Chennai hanno tenuto nel corso degli ultimi anni. Sono infatti numerosi gli abitanti della città che nel tempo si sono arrangiati costruendo pozzi e attivando un pompaggio autonomo, con il risultato che le falde acquifere più superficiali si sono inevitabilmente prosciugate. Anche l’acqua piovana viene raccolta individualmente dai milioni di contenitori posizionati sui tetti della metropoli, con il preoccupante risultato che la risorsa caduta dal cielo viene di fatto consumata ancora prima di cadere a terra. In questo modo le falde acquifere poste sotto la città non si rimpinguano mai.

L’impatto della crisi idrica sulla popolazione e sull’economia cittadina fu molto pesante. Quasi tutte le attività produttive subirono prima dei rincari dovuti all’aumento del prezzo dell’acqua e, successivamente, delle vere e proprie interruzioni della produzione. Ristoranti e alberghi furono tra le prime attività ad essere direttamente interessate dalla mancanza di acqua. Successivamente, anche l’industria e il commercio vennero inevitabilmente colpiti. A peggiorare la situazione, diverse migliaia di autobotti contenenti il prezioso liquido reperito altrove si riversarono nelle caotiche strade della città, aggiungendo disagi e confusione in una metropoli secca e in subbuglio. Le scene sono le stesse che si verificarono nella primavera del 2018 a Città del Capo, altra grande metropoli che si trovò alle prese con una grave crisi idrica da noi in precedenza studiata. Razionamenti, tensioni sociali, resse per accedere a pochi litri d’acqua, condizioni igienico-sanitarie precarie e violenze di vario tipo rappresentarono i fattori più comuni durante il periodo marzo-giugno 2019, quando la grande metropoli indiana era sull’orlo di una crisi sociopolitica di vaste proporzioni.

Fig. 4: Fila per l’approvvigionamento d’acqua durante la crisi idrica di Chennai (maggio 2019)
https://timesofindia.indiatimes.com/city/chennai/why-chennais-water-crisis-should-worry-you/articleshow/69899842.cms

La rilevanza economica di Chennai nel contesto produttivo e industriale indiano

Ogni crisi idrica rappresenta un grave problema a cui le autorità devono cercare di porre rimedio il più in fretta possibile. I disagi che la mancanza di fresh water provoca alle comunità umane, anche di piccole dimensioni, sono molti e spesso di non immediata risoluzione. Solo l’intervento provvidenziale delle piogge, come tra l’altro si è verificato sia per Città del Capo nel 2018 che per Chennai nel 2019, può interrompere la spirale di siccità, tensioni e sofferenze in cui spesso gli agglomerati urbani precipitano quando si trovano in mancanza d’acqua. I danni su base locale causati da una crisi idrica sono ingenti, quantificabili sia a livello dello stress a cui vengono sottoposti i cittadini sia in ottica economico-produttiva, visto che la maggior parte delle attività si interrompe per l’assenza del prezioso “oro blu”. Quando poi, come nel caso di Chennai, ad essere colpita è una delle città economicamente più importanti dell’India, la situazione assume una rilevanza macroscopica, facendo percepire gli effetti negativi della crisi non solo a livello locale ma nel contesto economico-produttivo nazionale.

Sono molti i settori di assoluto rilievo in cui Chennai primeggia, partendo dalla produzione industriale, passando per il settore ricettivo-turistico per arrivare a quello tecnologico. Come accennato in precedenza, secondo il censimento indiano del 2011 Chennai è la sesta città più popolosa del Paese e costituisce la quarta area metropolitana più vasta. Ciò vuol dire che, indirettamente, le persone che vivono, lavorano o gravitano intorno alla metropoli sono più di quindici milioni. Considerata dai colonizzatori britannici estremamente strategica da un punto di vista geografico – tanto da essere soprannominata “the gateway of South India” – oggi la città attrae manodopera altamente qualificata da ogni parte del Paese. Questo perché, in virtù di un altissimo numero di residenti, Chennai è oggi la quinta area produttiva dell’India, segno tangibile dell’elevato numero di opportunità di sviluppo che si possono incontrare lavorando in loco.

Come accennato pocanzi, il Tamil Nadu non è uno Stato tra i più popolosi del subcontinente indiano. Sono poco più di 72 milioni i residenti, in gran parte concentrati proprio nella capitale o nelle zone limitrofe. Peraltro, Chennai dispone di un apparato industriale di primissimo livello, con il settore automobilistico come punta di diamante. Una parte significativa della produzione indiana di automobili viene realizzata nelle industrie della fu Madras. La città, infatti, ospita circa il 40% dell’industria automobilistica e il 45% dell’industria dei componenti automobilistici facente capo a Nuova Deli. Tra l’altro, un gran numero di aziende occidentali ed asiatiche, tra cui Royal Enfield, Hyundai, Renault, Nissan Motors, Yamaha Motor, Ford, BMW, Citroën e Mitsubishi hanno stabilimenti di produzione a Chennai. Tutto ciò le ha valso il soprannome di “Detroit indiana[3].

Oltre a questo, si segnala una fiorente industria sanitaria presente nella capitale del Tamil Nadu che attrae pazienti da tutto il Paese. Vista la presenza di strutture all’avanguardia e di personale medico altamente specializzato, oltre il 40% del turismo sanitario indiano ha come destinazione Chennai[4]. A ciò, si aggiunga che la metropoli costituisce una grande attrazione anche sul piano culturale, essendo una delle città più visitate di tutta l’India. Nel 2019 – in uno scenario, dunque, prepandemico – Chennai si posizionò al trentaseiesimo posto nella classifica globale delle mete di viaggio più desiderate al mondo, con numeri peraltro in crescita. Pochi anni prima, nel 2015, la capitale del Tamil Nadu si era infatti posizionata al quarantatreesimo posto nella medesima classifica[5]. Questi dati ci segnalano quanto potenziale abbia questa grande città non solo nel contesto locale indiano ma anche nel panorama globale in materia di attrazione turistica. 

Anche per quanto riguarda la tecnologia, Chennai è ai massimi livelli e rappresenta un polo di attrazione di assoluto spessore. Molte società di software e servizi informatici hanno centri di sviluppo a Chennai, con filiere produttive che hanno ramificazioni in tutto il Tamil Nadu. Nel biennio 2006-2007 la città ha contribuito per il 14% alle esportazioni totali di software dell’India, rendendola il secondo esportatore dopo Bangalore, capitale dello Stato sudorientale del Karnataka, confinante ad occidente proprio con il Tamil Nadu. A partire dal 2012, Chennai ha consolidato la propria produzione di tecnologia, diventando di fatto un hub che attira giovani ingegneri informatici da tutto il mondo. A riprova di ciò, si segnala che il Tidel Park di Chennai, ultimato nel 2000, è stato classificato come il più grande parco di Information Technolgoy (IT) dell’Asia[6]. Non è dunque un caso che le principali società internazionali di software abbiano scelto questa metropoli come sede delle proprie filiali indiane.

I dati fin qui analizzati certificano l’assoluta centralità di Chennai nel settore produttivo di Nuova Deli. Ben si comprende, quindi, l’impatto che la crisi idrica del 2019 ebbe non solo nel Tamil Nadu, ma in tutta la nazione. Appare dunque evidente come la mancanza d’acqua provochi l’interruzione quasi immediata della maggior parte delle attività produttive presenti in una regione. La paralizzazione per vari mesi dei settori chiave di Chennai ha avuto un impatto serio sulla catena produttiva indiana che, come poco sopra evidenziato, sotto il profilo tecnologico, sanitario e automobilistico fa affidamento sul Tamil Nadu e segnatamente sulla sua capitale. In sostanza, dunque, se sul piano locale i disagi umani ed economici della crisi sono stati rilevantissimi, con strascichi ancora presenti nei quartieri più poveri della città dove l’approvvigionamento di fresh water risulta tutt’oggi precario, anche sul fronte nazionale la crisi idrica ha lasciato un segno evidente.

Conclusione

Come rilevato in precedenza, nella metà di luglio 2019 la crisi idrica di Chennai si concluse grazie ad abbondanti precipitazioni piovose che mitigarono velocemente i nefasti effetti della prolungata siccità. Tuttavia, i disagi per la numerosa comunità cittadina non si esaurirono del tutto. Le violente piogge cadute quasi senza tregua per oltre due mesi fino alla fine di settembre fecero precipitare la metropoli in un’altra emergenza idrica, in questo caso, però, causata non dalla mancanza di acqua ma da una sua eccessiva abbondanza. Il terreno, reso arido dopo molti mesi di siccità, non era in grado di contenere i flussi massicci che si riversarono in poco tempo nelle caotiche vie cittadine. Ciò, beffardamente, causò quindi altri problemi alla già provata popolazione di Chennai, che nel giro di poco tempo si trovò costretta a gestire un’altra crisi in un contesto alluvionale.

La lezione pagata a caro prezzo dalla capitale del Tamil Nadu nel 2019 non deve lasciarci indifferenti. Sono molte, infatti, le realtà cittadine di grandi dimensioni – sia in Asia sia altrove – che si trovano in una condizione di forte rischio idrico-ambientale. Solo in India sarebbero 21 le città, compresa Chennai, che potrebbero esaurire le loro riserve d’acqua nel giro di pochi anni. Secondo Niti Ayog, un think tank governativo di politica pubblica, oltre cento milioni di persone in tutto il Paese potrebbero essere direttamente coinvolte in fenomeni legati alla mancanza di fresh water nel prossimo futuro. Un numero enorme che, secondo alcuni osservatori, sarebbe addirittura conservativo. A tal proposito, Pradip Burman, ambientalista e imprenditore indiano formatosi negli Stati Uniti, ha messo in guardia le autorità di Nuova Deli sulle conseguenze catastrofiche di una gestione poco lungimirante delle risorse idriche nazionali. Stando alle sue parole:

“Il secondo Paese più popoloso del mondo non ha dati e piani per affrontare i cambiamenti climatici. Abbiamo la crisi idrica di Chennai davanti a noi che lo dimostra. Non sarebbe tempo di intervenire per salvaguardare l’ambiente[7]?”

L’India, con la sua demografia prorompente, rappresenta un laboratorio interessante – ancorché a tratti drammatico – da analizzare in ottica idro-strategica. La pianificazione delle città, sempre più urbanizzate e caotiche, dovrà essere quanto più possibile water-friendly. Non è sufficiente, infatti, intervenire a posteriori con misure emergenziali che tra l’altro possono persino peggiorare la situazione. Le autobotti in circolazione per le strade di Chennai durante la crisi, ad esempio, non hanno risolto granché i gravi disagi patiti dalla popolazione ma, al contrario, hanno contribuito a generare confusione e tensione. Anche la gestione della plastica e dei rifiuti dovrà necessariamente essere migliorata dalle autorità indiane. Prendendo sempre spunto dalla crisi idrica del 2019, i due fiumi che attraversano la capitale del Tamil Nadu – il Koovam che passa per il centro e l’Adyar che scorre più a sud – durante le forti piogge verificatesi tra luglio e settembre hanno contribuito ad incrementare i disagi di molti milioni di cittadini. Questo perché si tratta di corsi d’acqua estremamente inquinati che, in caso di alluvione, riversano verso valle una quantità di sporcizia davvero preoccupante. La crescita esponenziale della popolazione mondiale, insieme alla progressiva urbanizzazione di massa che proprio in Asia vede i casi più eclatanti, ci costringe a riconsiderare la nostra “idea” di città e di riorientarla verso canoni di sviluppo sostenibile e di sicurezza idrica. Altrimenti, continuando a prediligere la crescita urbana incontrollata, si corre il rischio di replicare in maniera preoccupante gli errori già commessi in passato.


[1] Il Tamil Nadu, con una popolazione che supera i 72 milioni di individui, è lo Stato più meridionale dell’India. Non è trai più vasti (130.000 km quadrati) ma ha storicamente ricoperto un ruolo strategico sul piano geografico.

[2] https://it.globalvoices.org/2019/09/una-forte-crisi-idrica-colpisce-chennai-in-india/.

[3] I dati sula produzione automobilistica indiana e sull’interesse occidentale ed asiatico ad investire nel settore locale sono consultabili presso questo link: https://economictimes.indiatimes.com/industry/auto/indias-detroit-chennai-struggles-as-new-states-become-growth-drivers/articleshow/61940163.cms?from=mdr.

[4] Maggiori informazioni sul numero di pazienti indiani che scelgono di curarsi presso le strutture sanitarie di Chennai sono consultabili al seguente link: http://www.indiahealthvisit.com/chennai-health-capital.htm.

[5] Questi dati sono stati presi analizzando la ricerca “Top 100 City Destinations – 2019 Edition”, consultabile al seguente link: http://go.euromonitor.com/rs/805-KOK-719/images/wpTop100Cities19.pdf

[6] Maggiori dettagli sul Tidel Park e sulla grande industria tecnologica di Chennai sono reperibili al seguente link: https://web.archive.org/web/20020130201321/http://www.hindu.com/2000/11/02/stories/04022231.htm.

[7] https://it.globalvoices.org/2019/09/una-forte-crisi-idrica-colpisce-chennai-in-india/.

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