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L’Egitto e la costruzione del più grande fiume artificiale al mondo. Scenari e implicazioni idro-strategiche

Luglio 4, 2023

* Questo paper è stato pubblicato originariamente sul sito di Silvae, la rivista tecnico-scientifica ambientale dell’Arma dei Carabinieri. A questo link è possibile consultare la pubblicazione originale. L’immagine di copertina è stata presa dal sito Middle East Monitor, consultabile al seguente link

La tecnologia di cui può disporre l’uomo per realizzare migliorie tecniche in vari campi raggiunge ogni anno nuovi orizzonti. Da un punto di vista idraulico, solo nell’ultimo ventennio le conoscenze ingegneristiche sono progredite così rapidamente che in molte nazioni sono stati sviluppati dei progetti molto arditi, in grado di rivoluzionare per sempre gli ecosistemi di intere regioni. Per citare alcuni esempi, si prenda il caso cinese della Diga delle Tre gole. Inaugurata nel 2006, è una delle più estese ed imponenti infrastrutture idrauliche al mondo, seconda per estensione solo alla diga di Itaipú, situata al confine tra Paraguay e Brasile. Con oltre 2.300 metri di larghezza, detiene il record mondiale per la centrale idroelettrica più potente, capace di soddisfare il 3% dell’enorme fabbisogno energetico della Cina, Paese notoriamente a dir poco energivoro. Per comprendere fino in fondo l’impatto che un’infrastruttura di tale mole ha sull’ecosistema mondiale si consideri che secondo alcuni scienziati della NASA, la grande massa d’acqua che si è accumulata a seguito della costruzione della diga sta causando una diminuzione della velocità di rotazione della terra, e quindi un allungamento della durata del giorno, seppur di un valore infinitesimale stimato in 60 miliardesimi di secondo. Di per sé, questa variazione è impercettibile per gli esseri umani. Ma che una costruzione umana sia in grado di apportare seppur lievissimi cambiamenti a tutto il globo, la dice lunga sul progresso tecnologico a disposizione della nostra specie[1].

Sempre restando in tema mega-dighe, si consideri la Grand Ethiopian Renaissance Dam (acronimo GERD) inaugurata il 20 febbraio 2022. Con una potenza installata di 6.45 gigawatt, è la più grande centrale idroelettrica in Africa, nonché la settima al mondo per grandezza. Se per Addis Abeba i vantaggi della GERD sono molteplici – vale a dire, produzione di energia idroelettrica destinata al consumo interno e a mercati di esportazione, regolazione dei flussi idrici verso valle, prevenzione di alluvioni, creazione di molti posti di lavoro ecc… – per Egitto e Sudan questa imponente infrastruttura ha ridotto in maniera sensibile l’afflusso di acqua proveniente dal Nilo. Non è ancora disponibile il dato relativo al quantitativo certo di risorsa idrica “persa” da Khartoum e Il Cairo ma, stando a varie fonti, si tratta di molti milioni di m³ d’acqua all’anno, quanto basta per aumentare la tensione regionale tra tre rilevanti Paesi africani[2].

La diffusione di mega-dighe in varie parti del mondo è un chiaro indice di quanto il progresso tecnologico umano si stia rapidamente diffondendo, soprattutto da un punto di vista delle tecniche idrauliche. Oltre a queste complesse infrastrutture, occorre soffermarsi anche su altre idee e progetti che via via sono stati elaborati per incrementare lo stock di risorsa idrica a disposizione della crescente popolazione mondiale. In Egitto, ad esempio, è stata recentemente proposta un’idea dir poco audace: si tratta del New Delta Project (NDP). Considerato il più innovativo tra i progetti agrari della storia egiziana, ha l’obiettivo di aumentare di quasi 2,2 milioni di acri, ovvero circa 9.000 km², la porzione di territorio nazionale destinato all’agricoltura.

La “sete” d’acqua dell’Egitto. Una questione di primaria importanza.

Per capire la grande fiducia e le aspettative che la classe politica e la società egiziana ripongono nel New Delta Project è opportuno prendere in considerazione alcuni dati demografici e statistici. Attualmente, secondo i più recenti studi, i cittadini egiziani sono di poco oltre i 107 milioni, rendendo di fatto il Paese nordafricano la più popolosa nazione del mondo arabo e la quarta nel contesto africano dopo Nigeria, Etiopia e Repubblica Democratica del Congo. La crescita della popolazione è stata rapida e continua nel corso degli ultimi due decenni, con picchi demografici che hanno addirittura superato gli scenari più floridi. A tal proposito, la Central Agency for Public Mobilization and Statistics, l’ente governativo che realizza proiezioni statistiche e demografiche in merito alle variazioni all’interno della società egiziana, nel 2011 aveva effettuato una serie di previsioni demografiche sulla crescita della popolazione nazionale. Erano stati offerti tre scenari di incremento demografico atteso per il ventennio 2011-2031: basso, medio e alto. Nel 2011 la popolazione egiziana si attestava circa sugli 82.4 milioni di cittadini. Già pochi anni dopo, nel 2013, gli Egiziani erano 84.6 milioni; tale incremento demografico aveva superato lo scenario più alto, che prevedeva “solo” 83 milioni di individui. Questo trend di crescita elevata è proseguito anche negli anni successivi, facendo di fatto lievitare il numero di nuovi cittadini. Dopo l’incremento di 1.583.000 unità registrato nel 2022, Il Cairo si avvia poderosamente a toccare i 115 milioni di cittadini nel giro dei prossimi anni[3]. Si tratta di un traguardo importante che rende l’Egitto una vera e propria potenza demografica.

Oltre alla crescita vertiginosa del numero di abitanti, occorre tenere presente un altro dato altrettanto rilevante che spiega l’urgenza di aumentare le risorse idriche e le terre coltivabili dell’Egitto: la densità abitativa. Se si prende in considerazione il dato aggregato, la densità egiziana non risulta particolarmente elevata, circa 70 ab. /km² in un territorio di oltre 1.000.000 di km². Per fare un raffronto, si consideri che l’Italia, tra i Paesi europei più densamente popolati, ha un dato ben più alto: 196 ab. /km² contro la media europea di 115 ab. /km². Tuttavia, esaminando un po’ più a fondo si riscontrano delle criticità evidenti. La popolazione egiziana è residente lungo il corso del fiume Nilo, nel vasto delta mediterraneo e in alcune oasi circoscritte nel deserto.

Fig. 2: Densità abitativa egiziana (2017)
https://www.britannica.com/place/Egypt/Demographic-trends

Questa caratteristica è riscontrabile anche dando un’occhiata alla mappa idrografica del Paese, in cui le città e i grandi centri urbani sono comprensibilmente localizzati proprio in prossimità delle aree più fertili lungo il corso del grande e storico fiume. Naturalmente, la porzione di territorio che consente la presenza della vita umana è molto più ridotta rispetto alla vasta area di pertinenza dello Stato egiziano. Solo poco più di 110.000 km², infatti, corrispondente a circa l’11% dell’intero territorio nazionale, offrono condizioni adatte a risiedervi stabilmente. Di conseguenza, alla luce di questi dati, il valore aggregato che certifica la densità abitativa egiziana deve essere ricalcolato sulla base di criteri di effettività e realtà. In sostanza, la densità rapportata a tale spazio sale a oltre 1.000 ab./km², con picchi che vanno oltre i 1.500 al Cairo e nelle grandi metropoli. Questo valore è tra i più alti del mondo e contribuisce a rendere l’approvvigionamento idrico e la sicurezza alimentare egiziana estremamente fragili.

Oltre alla crescita della popolazione e alla densità abitativa, è opportuno fare riferimento alla già menzionata diga GERD. Costruita sulla porzione etiope del Nilo Azzurro, questa grande infrastruttura causerà, come detto, negli anni un’importante diminuzione dell’afflusso idrico verso valle e verso nord. Fin dai tempi antichi, il Nilo aveva rappresentato la fonte di vita su cui moltissime generazioni avevano potuto contare come principale fonte di sostentamento. Come si sa, l’antica civiltà egizia faceva affidamento sull’acqua del fiume, considerato sacro, e sul mitico e salvifico “limo”, quel concime naturale altamente fertilizzante indispensabile per coltivare la terra a quelle latitudini aride. Il tempo era scandito dalle piene del fiume, visto che l’anno era suddiviso in tre stagioni identificate sulla base dell’attività del Nilo. La prima, Akhet, era la stagione dell’inondazione; la seconda era denominata Peret e si verificava quando le terre riemergevano a seguito del ritiro delle acque; la terza, Shomu, caratterizzava il periodo delle cosiddette “acque basse”.

Non molto tempo fa questa tripartizione fu alterata, precisamente da quando il governo egiziano costruì la Diga di Assuan. Completata nel luglio 1970, questa imponente infrastruttura idraulica consentì la formazione di un enorme bacino idrico artificiale di oltre 169.000 milioni di m³ d’acqua in grado di regolare il flusso idrico verso nord, di controllare e prevenire le alluvioni e di produrre alti quantitativi di energia idroelettrica[4]. La Diga di Assuan, a differenza della GERD, rientra nella totale disponibilità egiziana. In altre parole, tramite questa infrastruttura è Il Cairo a stabilire quanta acqua far affluire o bloccare attraverso la diga inaugurata nel 1970. In seguito alla costruzione della GERD, invece, il governo egiziano non è più l’unico decisore del quantitativo idrico destinato alla popolazione stanziata lungo il fiume. Al contrario, l’Egitto è molto vulnerabile alle decisioni idro-strategiche etiopi, in grado a tutti gli effetti di alterare sensibilmente l’approvvigionamento d’acqua per molti milioni di cittadini e imprese egiziane. Dal canto suo, l’Etiopia ha tutti i diritti di sfruttare la porzione di fiume stanziata nel proprio territorio per scopi energetici ed economici. Non si dimentichi, a tal proposito, che l’energia idroelettrica ricavata dallo sfruttamento della GERD servirà anche per portare elettricità e luce a migliaia di famiglie etiopi, il cui fabbisogno elettrico non sempre è garantito dalla rete nazionale[5]

The New Delta Project: dati, previsioni e implicazioni idro-strategiche

Gli eventi degli ultimi tempi, tra cui l’inaugurazione della diga etiope e lo scoppio della guerra in Ucraina, hanno reso quanto mai impellente una soluzione all’annosa questione relativa alla sicurezza alimentare egiziana. Se, infatti, la GERD ha ridotto la percentuale di risorse idriche provenienti dal Nilo, lo scoppio della guerra ha causato prima un rallentamento e, successivamente, un blocco dell’approvvigionamento di derrate alimentari ucraine destinate al consumo interno egiziano. Occorre sottolineare che l’Egitto è tra i Paesi più colpiti dagli effetti della guerra in Ucraina in quanto dipende fortemente dalle importazioni per la fornitura di grano, mais, soia e olio; una parte significativa di queste importazioni proviene proprio da Russia e Ucraina[6]. L’Egitto, vista la scarsa percentuale di territorio nazionale da dedicare alla produzione di beni agricoli, è costretto a fare copioso affidamento sui mercati esteri per ciò che concerne il fabbisogno alimentare. Per comprendere nel dettaglio questa dipendenza estera si consideri qualche dato.

L’agricoltura, in Egitto, è la principale fonte di reddito nelle aree rurali; tuttavia, questo reddito è gravemente insufficiente a garantire una vita dignitosa alle famiglie, in particolare nell’Alto Egitto e nelle grandi città. Questo perché oltre il 90% della superficie egiziana è composta da deserto e solo poco più del 3% del territorio è sottoposto ad agricoltura. La maggior parte degli agricoltori egiziani sono piccoli proprietari terrieri che soffrono di bassa produttività della terra e di un limitato sostegno governativo. Va comunque segnalato che l’agricoltura, sebbene rappresenti l’11,3% del PIL, impegna il 28% della forza lavoro nazionale e il 45% di tutte le donne occupate. Dunque, a fronte di una produttività poco rilevante, il numero di addetti destinati all’agricoltura egiziana è abbastanza elevato. Proprio in virtù di un settore agricolo poco produttivo, l’Egitto è un importatore netto di prodotti alimentari, acquistando il 40% del cibo consumato all’estero, per un valore totale di oltre 3 miliardi di dollari all’anno.

Nel corso del tempo, il governo ha tentato varie strade per invertire questa tendenza non proprio virtuosa. La principale strategia adottata ha previsto l’aumento della terra coltivabile, in modo da incrementare le derrate alimentari prodotte internamente e di evitare un massiccio utilizzo di importazioni. Quest’approccio, infatti, ha alcune evidenti criticità. Da un lato, essendo importatore di beni essenziali come quelli alimentari, lo Stato egiziano risulta sguarnito sotto il profilo della sicurezza interna. Infatti, in caso di conflitto con un’altra nazione o, come nel caso della guerra in Ucraina, in uno scenario bellico sia pur distante dal Nordafrica, le azioni militari possono rallentare o addirittura interrompere l’approvvigionamento alimentare, assestando gravi danni socioeconomici al Paese. Inoltre, le importazioni pesano in maniera negativa sulla bilancia dei pagamenti, per cui una parte delle entrate fiscali esce dal sistema egiziano per non farvi più ritorno se non in formato alimentare rappresentato da mais, grano, olio e orzo.

Nel 1997, Il Cairo lanciò un’audace iniziativa ribattezzata New Valley Project allo scopo incrementare la sicurezza alimentare del Paese. L’obiettivo dichiarato era di accrescere di 500.000 acri (circa 200.000 ettari) le terre coltivabili nel deserto meridionale egiziano. L’acqua necessaria per irrorare le nuove terre destinate alla produzione agricola sarebbe stata fornita da un canale collegato con il Lago Nasser[7], bacino idrico artificiale localizzato tra Egitto e Sudan venutosi a costituire in seguito alla costruzione della diga di Assuan. Nel 2005, Hosni Mubarak, l’allora leader della nazione, inaugurò la Mubarak Pumping Station, la principale infrastruttura idraulica del progetto in grado di assicurare un costante rifornimento di acqua alla porzione di territorio prescelta dal governo per aumentare la produzione agricola.

Fig. 3: Immagine della Mubarak Pumping Station
https://icat.com.eg/portfolio/mubarak-pumping-station/
Fig. 4: Meccanismo di funzionamento della Mubarak Pumping Station
https://icat.com.eg/portfolio/mubarak-pumping-station/

Nonostante ciò, da allora non sono stati realizzati significativi progressi da un punto di vista quantitativo in merito agli ettari sottoposti a coltivazione. Infatti, a fronte di molti soldi pubblici stanziati – solo la Mubarak Pumping Station è costata quasi 500 milioni di dollari[8] – il progetto si è arenato e non ha visto il tanto agognato completamento. Simili iniziative sono state prese anche nel Sinai, arida penisola al confine con Israele in cui il governo egiziano ha cercato di incrementare la percentuale di terreno destinato all’agricoltura. Anche in questo caso, nonostante iniziative valide, i risultati sono stati modesti. 

Il New Delta Project si inserisce in questo quadro di grandi e vistose iniziative sponsorizzate e finanziate dal governo egiziano per assicurare una maggiore sicurezza alimentare. Come accennato, Il Cairo ha l’obiettivo di costruire il più lungo fiume artificiale al mondo che, in ottica governativa, andrà a rifornire di acqua una porzione di territorio davvero notevole, grande quasi come la nostra Basilicata. Le risorse idriche saranno fornite tramite la potente centrale di Al-Hamam, il più grande impianto di trattamento delle acque reflue agricole del mondo. A pieno regime, Al-Hamam tratterà sei milioni di m³ d’acqua al giorno che verranno impiegati per irrigare i numerosissimi campi che il governo ha intenzione di convertire da deserto a terreno coltivabile. Il fiume artificiale sarà costruito insieme ad una lunga rete di canali in cui l’acqua riconvertita dalla centrale sarà immessa per essere presa di volta in volta a scopi irrigui. Il meccanismo è simile a quello di una gigantesca arteria idrica da cui attingere in caso di necessità.

Un aspetto interessante del New Delta Project attiene al suo approccio cosiddetto integrato. Nei piani del Cairo, infatti, l’aumento delle terre coltivabili dovrebbe tramutarsi in un alleggerimento della sovrappopolazione delle aree urbane, in evidente affanno per ciò che concerne la densità abitativa. In quest’ottica, va inquadrato il progetto relativo alla costruzione della nuova capitale dello Stato egiziano, non a caso da edificare nei pressi del fiume artificiale. La nuova città, per il momento ancora senza un nome ufficiale e indicata come New Administrative Capital (NAC), sarà situata nel governatorato del Cairo a circa 45 chilometri ad est dell’attuale capitale, il cui traffico congestionato e l’evidente sovrappopolazione costituiscono gravi criticità. Nello specifico, Il Cairo, compresa l’area afferente alla cosiddetta Greater Cairo, è la più grande area metropolitana d’Egitto, la più grande area urbana dell’Africa, del Medio Oriente e del mondo arabo e la sesta area metropolitana più estesa del mondo. Con una popolazione totale stimata in oltre 21.000.000 abitanti su una superficie di 1.709 km², in certe aree ha una densità record che arriva a 12.230 abitanti ab./km²[9]. Secondo il progetto, la città diventerà la nuova capitale amministrativa e finanziaria dello Stato, ospitando i principali uffici e ministeri governativi, la sede del Parlamento e le ambasciate straniere.

Le implicazioni strategiche del New Delta Project sono evidentemente varie. Innanzitutto, la costruzione di una grande infrastruttura idraulica in grado di trasportare molta acqua potrebbe rivoluzionare non solo la produzione agricola ma anche la geografia urbana dell’Alto Egitto. Il progetto della nuova capitale, infatti, lanciato nel 2015, è necessariamente collegato all’aumento di risorsa idrica che sarà disponibile a seguito del completamento del fiume. La NACsarà costruita sul modello di una moderna smart city per cui, oltre ad uffici, case, ospedali, scuole e quant’altro, si prevedono molti parchi verdi, fontane e laghi artificiali[10]. Inevitabilmente, per realizzare tutto ciò, l’acqua sarà uno degli elementi essenziali su cui pianificare un progetto così ardito, soprattutto vista l’aridità della regione. Inoltre, l’aumento delle terre coltivabili causerà un inevitabile spostamento di persone che attualmente risiedono nelle aree metropolitane del Cairo. Il governo prevede che diverse centinaia di migliaia di Egiziani saranno impiegati nel comparto agricolo che si verrà a costituire in seguito al completamento del progetto. Ciò si dovrebbe tramutare nel tanto agognato alleggerimento demografico e abitativo delle grandi città egiziane, soprattutto per ciò che concerne Il Cairo. Infine, l’aumento della produzione di derrate alimentari interne dovrebbe ridurre le importazioni di beni agricoli che l’Egitto è costretto ad effettuare per soddisfare la propria crescente popolazione.

Conclusione

Come si evince da questa breve analisi, le aspettative che il governo egiziano ripone nel New Delta Project sono molte e con risvolti potenzialmente rivoluzionari per diversi settori strategici nazionali. Tuttavia, a fronte di una visione indubbiamente audace, è opportuno menzionare una serie di criticità che sussistono in merito sia alla fattibilità sia alla sostenibilità del progetto finale. La costruzione del più lungo fiume artificiale del mondo è un’idea che colpisce sicuramente l’immaginario collettivo e che stimola la curiosità di esperti e semplici cittadini. Nonostante sulla carta questo progetto riscuota approvazione, non è ben chiaro come il governo egiziano intenda reperire la grande quantità di acqua necessaria per aumentare la superficie delle terre coltivabili e per irrorare del prezioso liquido la nuova capitale amministrativa in fase di costruzione. Le autorità egiziane non hanno rilasciato i dettagli sul numero di abitanti che andranno a popolare la città. Da edificare su una superficie di circa 720 km², la NAC non sarà una megalopoli ma avrà una popolazione comunque rilevante. Secondo alcune proiezioni, gli abitanti saranno tra i 3 e i 5 milioni con potenzialità di ospitare fino a 6.5 milioni di cittadini[11]. Ciò significa che le risorse idriche da destinare solo per l’approvvigionamento della nuova città saranno molto rilevanti. A ciò, va aggiunto il quantitativo idrico necessario per irrigare oltre 9.000 km² di territorio desertico da destinare alla produzione agricola, secondo i piani del governo.

È difficile fare una stima di quanta acqua sia effettivamente necessaria per entrambi questi progetti. Risulta tuttavia intuitivo che si tratterebbe di una cifra enorme, nell’ordine di decine di milioni di m³ al giorno edi diversi miliardi di m³ annui. Secondo il governo egiziano, la principale fonte da cui approvvigionarsi è l’acqua usata per irrigare i campi che, una volta ripulita e trattata grazie all’ausilio della già menzionata centrale di Al-Hamam, garantirà un flusso costante di risorsa da immettere nel fiume artificiale. Oltre a ciò, saranno utilizzati dei canali di scolo che convoglieranno l’acqua piovana e gli scarti idrici verso l’impianto di depurazione. Ciò incrementerà, secondo le autorità, la quantità finale di acqua disponibile. Non essendo un’area molto piovosa, è immaginabile che il contributo che l’acqua piovana potrà avere nel paniere idrico finale sarà esiguo. Inoltre, la centrale di Al-Hamam, come detto, ha una capacità di riconversione di risorsa idrica di circa sei milioni di m³ giornalieri. Ciò significa che, solo a pieno regime, questo impianto è in grado di generale il predetto quantitativo. Molto difficilmente Al-Hamam sarà a pieno regime tutti i giorni per tutto l’anno. E anche se lo fosse, facendo un rapido calcolo, l’impianto genererebbe poco più di due miliardi di m³ d’acqua all’anno. Si tratta di un quantitativo sicuramente ingente ma non sufficiente per garantire l’approvvigionamento di una nuova grande città e di oltre 9.000 km² di area agricola. Non si dimentichi infatti, che il quantitativo di acqua destinata alla produzione agricola è molto elevato[12]

Analizzando la fattibilità e la sostenibilità del New Delta Project si ha la sensazione che Il Cairo abbia intrapreso una strada certamente audace ma molto difficile. Non risulta ben chiaro quale sia il principale problema che l’Egitto si propone di risolvere. Se è la mancanza di acqua la sfida principale a cui il Paese nordafricano cerca di far fronte sarebbe forse auspicabile prediligere una strategia improntata alla massimizzazione delle risorse idriche con idee meno ambiziose e più effettivamente realizzabili. Ad esempio, prendendo a modello le politiche idriche dell’Arabia Saudita[13], Il Cairo potrebbe dotarsi di moderni impianti di desalinizzazione da collocare in aree strategiche. Essendo affacciato su ben due mari – Mediterraneo e Mar Rosso – l’Egitto dispone di quasi 2.500 km di coste su cui potrebbe edificare un sistema integrato di dissalazione industriale. Tali impianti, grazie alle più recenti ricerche, sono in grado di funzionare ottimamente anche tramite energia solare, oltremodo abbondante sia sul delta sia sul versante desertico che si affaccia sul Mar Rosso.

Inoltre, l’idea alla base del New Delta Project – aumentare la superficie di terreno coltivabile – appare condizionata da un approccio quantitativo, ovvero improntato all’incremento meramente numerico degli ettari da sottoporre a produzione agricola. Innanzitutto, l’assunto secondo cui più terreni coltivati equivalgono a una maggiore produzione agricola non sempre si realizza. Anche perché, più che una maggiore produzione, sarebbe auspicabile aumentare la produttività di un terreno. Inoltre, una maggiore superficie agricola comporta una maggiore risorsa idrica da destinare a scopi irrigui, con un conseguente aumento dell’acqua necessaria in un territorio già di per sé alquanto arido. Con un diverso approccio, incentrato sulla qualità del risultato al posto della quantità, si potrebbero realizzare gli stessi risultati con minori sforzi. Ad esempio, si prenda il caso delle politiche idriche intrise di modernità adottate da Israele, che da decenni utilizza minimi quantitativi d’acqua per irrigare i campi. Si tratta della Drip Irrigation, l’irrigazione a goccia che ha rivoluzionato l’agricoltura del piccolo Paese mediorientale e non solo. Israele per molti aspetti vive una condizione simile all’Egitto. Con le dovute proporzioni geografiche e demografiche, Tel Aviv nel corso degli ultimi lustri ha visto raddoppiare nel giro di poco tempo la propria popolazione che è stanziata su una superficie limitata e spesso soggetta a gravi tensioni. Oggi, lo Stato israeliano produce il 20% di acqua in più di quella necessaria per soddisfare la sua crescente popolazione e un apparato industriale moderno altamente idrovoro[14].

Inoltre, sempre prendendo a modello il caso dell’Arabia Saudita, Il Cairo potrebbe incrementare l’uso della cosiddetta Center Pivot Irrigation, ovvero l’irrigazione a perno centrale. Questo metodo utilizza un sistema meccanico composto da un tubo mobile, rotante attorno ad un punto fisso, dal quale fuoriesce l’acqua con la tecnica dell’irrigazione a pioggia. In questo modo si ha la possibilità di circoscrivere il terreno che si vuole coltivare e di impiegare delle moderate risorse idriche per produrre un determinato prodotto agricolo. L’Arabia Saudita si è servita in maniera copiosa di questa tecnica per mettere a coltivazione un crescente quantitativo di terreni a fronte di un ridotto consumo irriguo, che, come abbiamo visto, rappresenta la percentuale più alta di impiego d’acqua nel mondo. Anche in questo caso, l’approccio qualitativo ha pagato dividendi, dal momento che Riad, al momento, nonostante una superficie desertica enorme, è una nazione oltremodo ricca d’acqua con una poderosa produzione agricola interna.

In conclusione, sembra che con il New Delta Project Il Cairo abbia ideato una soluzione per più problemi, ovvero l’irrigazione di una vasta area e l’approvvigionamento di un nuovo grande agglomerato urbano in fase di ultimazione. La sensazione è che da parte egiziana sia stata fatta una valutazione sulla base di una visione “faraonica”. Naturalmente, con questo articolo non si vuole mettere in discussione il lavoro di esperti e tecnici che hanno realizzato una serie di progetti molto sofisticati e ricchi di dettagli. Senza dubbio, a fronte di molteplici criticità, gli ingegneri egiziani sono perfettamente in grado di realizzare gli obiettivi prefissatisi. Nondimeno, anche alla luce dei recenti progetti non portati a compimento, non si può fare a meno di notare che il NDP rappresenti un colossale progetto la cui ratio sembra essere improntata più alla vistosità che all’efficacia. Ciò è suggerito anche dalla narrazione associata alle attività. La costruzione del “più grande fiume artificiale del mondo”, unito al “più grande impianto di trattamento delle acque reflue agricole del mondo” rappresenta forse più un richiamo all’orgoglio nazionale egiziano che una soluzione al problema della mancanza di acqua. Anche perché, come testimoniato dai casi rappresentati da Israele e Arabia Saudita, esistono delle strategie molto meno sensazionalistiche ma decisamente efficaci.

Riferimenti Bibliografici

  • Bressanelli C, 2019, Abu Simbel, il trasloco del faraone, in “Il Corriere della Sera”.
  • Buccianti A., 2015, Egypte: une nouvelle capitale pharaonique, in “France 24”.
  • Cleveland C., 2010, China’s Monster Three Gorges Dam Is About To Slow The Rotation Of The Earth, in “Business Insider”.
  • Gebreluel G., 2014, Ethiopias Grand Renaissance Dam: Ending Africas Oldest Geopolitical Rivalry?, in “The Washington Quarterly”, Vol. 3 Issue 2, pp. 25-37.
  • Johns T., 2015, Egypt unveils plans to build new capital east of Cairo, in “BBC News”
  • Marroni C., 2023, Egitto, il gigante africano colpito dalla crisi alimentare per il conflitto in Ucraina, in “Il Sole 24 ore”.
  • Natali R., 2022, GERD: “La grande diga della rinascita etiope”, in “AB AQUA – Centro Studi Idrostrategici”.
  • Palamidesse M., 2022, Etiopia, la Grand Ethiopian Renaissance Dam è attiva. Cresce la tensione regionale, in “Focus on Africa”.
  • Verre F., 2021, Le politiche idriche dell’Arabia Saudita, in “AB AQUA – Centro Studi Idrostrategici”.
  • Verre F., 2023, L’innovazione tecnologica israeliana al servizio dell’efficienza idrica. Un esempio da seguire, in “AB AQUA – Centro Studi Idrostrategici”.
  • Walker B., 2015, Egypt unveils plan to build glitzy new capital, in “CNN”.

[1] Per maggiori dettagli: Cutler Cleveland, China’s Monster Three Gorges Dam Is About To Slow The Rotation Of The Earth, in “Business Insider”, 18 giugno 2010, disponibile al seguente link: https://www.businessinsider.com/chinas-three-gorges-dam-really-will-slow-the-earths-rotation-2010-6?r=US&IR=T.

[2] Matteo Palamidesse, Etiopia, la Grand Ethiopian Renaissance Dam è attiva. Cresce la tensione regionale, in “Focus on Africa”, 21 febbraio 2022, disponibile al seguente link: https://www.focusonafrica.info/etiopia-la-grand-ethiopian-renaissance-dam-e-attiva-cresce-la-tensione-regionale/. Goitom Gebreluel, 2014, Ethiopias Grand Renaissance Dam: Ending Africas Oldest Geopolitical Rivalry?, in “The Washington Quarterly”, Vol. 3 Issue 2, pp. 25-37.

[3] Il numero delle nascite registrate durante l’anno appena trascorso è stato di 2.183.000 milioni, pari a una media di 249 nascite l’ora, di 4 al minuto e di 14 ogni secondo. https://www.macrotrends.net/countries/EGY/egypt/population-growth-rate.

[4] Quando fu decisa la costruzione della grande diga, il cui invaso avrebbe sommerso per sempre i templi costruiti da Ramses II nel XIII Sec. A.C., l’UNESCO lanciò una vasta campagna per cercare una soluzione che consentisse di salvarli. Il progetto venne messo a punto da un’azienda svedese e l’italiana Impregilo, che nel frattempo ha cambiato nome in We Build, ricevette l’incarico si smontare i templi, sezionati in 1.030 blocchi, e di costruire una collina artificiale poco distante che sarebbe diventata la nuova dimora dei preziosi reperti archeologici. L’Italia, visto il prezioso contributo nella vicenda, ha inoltre ricevuto dei doni dal governo egiziano, come ad esempio il tempio di Ellesija, ora conservato al Museo egizio di Torino. Cecilia Bressanelli, Abu Simbel, il trasloco del faraone, in “Il Corriere della Sera”, 4 febbraio 2019, disponibile al seguente link: https://www.corriere.it/la-lettura/19_febbraio_04/lavori-diga-di-assuan-50-anni-salini-impregilo-a4c90218-2878-11e9-9261-1188ee60e68e.shtml?intcmp=googleamp.

[5] Per maggiori dettagli sulla vicenda si rimanda a Roberto Natali, GERD: “La grande diga della rinascita etiope”, in “AB AQUA – Centro Studi Idrostrategici”, 10 giugno 2022, disponibile al seguente link: https://abaqua.it/gerd-la-diga-della-grande-rinascita-etiope%EF%BF%BC/.

[6] Carlo Marroni, Egitto, il gigante africano colpito dalla crisi alimentare per il conflitto in Ucraina, in “Il Sole 24 ore”, 15 marzo 2023, disponibile al seguente link: https://www.ilsole24ore.com/art/egitto-gigante-africano-colpito-crisi-alimentare-il-conflitto-ucraina-AE88Uo4C.

[7] Il Lago Nasser si formò tra il 1958 e il 1970, anno in cui venne inaugurata la Diga di Assuan.

[8] Per maggiori dettagli si rimanda a: https://www.water-technology.net/projects/mubarak/

[9] Oltre ad un “presente” complicato sotto il profilo demografico, le previsioni del governo prevedono che la metropoli cairota possa crescere fino a 40 milioni di abitanti entro il 2050. Per ulteriori previsioni si rimanda all’articolo di Alexandre Buccianti, Egypte: une nouvelle capitale pharaonique, in “France 24”, 15 marzo 2015, disponibile al seguente link: https://www.rfi.fr/fr/moyen-orient/20150315-egypte-une-nouvelle-capitale-pharaonique-le-caire-al-sissi.

[10] Stando al progetto, la città avrà anche un parco di dimensioni doppie rispetto al Central Park di New York.

[11] Thomas Johns, Egypt unveils plans to build new capital east of Cairo, in “BBC News”, 13 marzo 2015, disponibile al seguente link: https://www.bbc.com/news/business-31874886. Brian Walker, Egypt unveils plan to build glitzy new capital, in “CNN”, 16 marzo 2015, disponibile al seguente link: https://edition.cnn.com/2015/03/14/africa/egypt-plans-new-capital/.

[12] Circa il 70% dell’acqua consumata sulla Terra è impiegata per l’uso agricolo, il 20% per l’industria, il 10% per gli usi domestici.

[13] Per maggiori dettagli si rimanda a Filippo Verre, Le politiche idriche dell’Arabia Saudita, in “AB AQUA – Centro Studi Idrostrategici”, 28 novembre 2021, disponibile al seguente link: https://abaqua.it/le-politiche-idriche-dellarabia-saudita/#:~:text=Il%20primo%20pilastro%20delle%20misure,risorse%20idriche%20di%20tipo%20marino.

[14] Per maggiori dettagli sulle moderne politiche idriche di Israele si rimanda a Filippo Verre, L’innovazione tecnologica israeliana al servizio dell’efficienza idrica. Un esempio da seguire, in “AB AQUA – Centro Studi Idrostrategici”, 15 febbraio 2023, disponibile al seguente link: https://abaqua.it/linnovazione-tecnologica-israeliana-al-servizio-dellefficienza-idrica-un-esempio-da-seguire%EF%BF%BC/.

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