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Strategie nazionali di Giordania e Israele nell’affrontare le crisi idriche

Maggio 9, 2024

Brevi accenni fisici sull’area

Per iniziare, è opportuno identificare cosa si intende per “Medio Oriente”, espressione, quest’ultima, utilizzata dalla metà del Novecento per identificare questa vasta area. Più recente è invece l’utilizzo del termine “Grande Medio Oriente” che indica, appunto, il territorio che dal Mediterraneo orientale e dal Golfo persico si estende verso il Mar Caspio e il Caucaso fino ai confini occidentali della Cina[1]. Esso non è una semplice entità geografica, ma una realtà intrisa di storia che è stata costretta a doversi modellare su una grande varietà di fattori politici, economici e culturali. Si può quindi affermare che il Medio Oriente è una regione storico-geografica che comprende i Paesi africani e asiatici che si affacciano o gravitano sul Mediterraneo orientale[2] come Turchia, Israele, Egitto ecc., e quelli situati sul Golfo Persico come Iraq, Iran ecc.

Per quanto riguarda la sua conformazione geografica, come si nota nella figura 2, questo vasto territorio è caratterizzato dalla cospicua presenza di montagne, aridi altipiani, deserti e ambienti mediterranei. È bagnato a sud e a sud-est dall’Oceano Indiano, a sud-ovest dal Mar Rosso mentre a ovest e a nord-ovest dal Mar Mediterraneo. In più, al confine tra Israele e Giordania si trova il Mar Morto, che rappresenta il bacino d’acqua più basso e salato dell’intero pianeta. Esso è un bacino idrico completamente chiuso che si trova a 395 metri sotto il livello del mare costituendo uno dei punti più bassi della Terra[3]. È chiamato così perché la forte componente salina che lo caratterizza non consente lo sviluppo di alcuna forma di vita, se non di alcuni batteri. Di contro, però, detiene un alto valore commerciale per i sali minerali di cui è costituito. Ad oggi la sua esistenza è messa a dura prova a causa della riduzione del flusso dei fiumi che lo alimentano.

Per ciò che concerne le risorse idriche, invece, è necessario sottolineare la condizione problematica in cui riversano queste terre: infatti, i paesi del Medio Oriente e del Nord Africa sono abitati da circa il 5% della popolazione mondiale e possiedono solo l’1% delle risorse d’acqua rinnovabili[4]. A questa scarna presenza d’acqua bisogna aggiungere altri fattori come le vaste aree desertiche di cui è costituito il territorio, i cambiamenti climatici con il conseguente innalzamento delle temperature e l’aumento della crescita demografica che si traduce in uno squilibrio fra domanda e offerta (in questo caso soprattutto di acqua).

Per le Nazioni Unite, un Paese si definisce “soggetto a stress idrico se ha una disponibilità pro-capite tra i 1,000 ed i 1,700 m³ d’acqua annui, mentre tra i 500 e i 1,000 m³ il Paese è considerato in scarsità idrica e sotto i 500 m³ in condizioni di scarsità assoluta. Secondo la categoria della disponibilità idrica pro-capite, il Medio Oriente varia da Paese a Paese: infatti, se la Turchia ed il Libano sono lievemente al di sopra della soglia 7 dello stress idrico, vi sono anche aree come la Striscia di Gaza, in cui la disponibilità idrica è ad un livello di scarsità assoluta”[5].

Nonostante sia una terra caratterizzata da una scarsità cronica di riserve idriche e da una gestione delle risorse spesso complessa e insufficiente, questa regione presenta ugualmente importanti corsi d’acqua che risultano cruciali per l’approvvigionamento idrico, l’agricoltura e l’economia dei singoli Paesi. I fiumi più importanti e soprattutto permanenti che possiamo elencare sono il Tigri e l’Eufrate, essenziali per l’agricoltura, l’economia e la produzione di energia idroelettrica dell’Iraq, della Siria e della Turchia. Dalla loro confluenza nasce il fiume Shatt-al-Arab, un corso d’acqua di circa 190 km situato in Asia occidentale che segna il confine dell’Iran e dell’Iraq per poi sfociare nel Golfo Persico[6]. A questi ultimi va aggiunto il Nilo, che rappresenta la risorsa idrica più importante dell’Egitto nonché una delle principali fonti di acqua dolce dell’intera area. Un altro importante corso d’acqua, di cui il presente articolo tratterrà più avanti, è il fiume Giordano: si trova in Asia occidentale e bagna diversi Paesi quali Palestina, Giordania, Israele, Libano e Siria ed è lungo circa 350 km[7].

La maggioranza di questi fiumi permanenti possiede bacini transnazionali: si tratta di corsi d’acqua che bagnano diversi Paesi causando molto spesso problemi geopolitici che sfociano anche in veri e propri conflitti. Il Nilo, per esempio, essenziale per l’Egitto, è condiviso con atri nove Paesi africani mentre il trio Tigri-Eufrate-Shatt-al-Arab, fondamentale per la vita dell’Iraq, è condiviso con Turchia, Siria e Iran[8]. Addirittura, il bacino del Giordano è suddiviso fra Israele, Giordania, Cisgiordania, Libano e Siria. Lunga è, invece, la questione che ruota attorno al fiume Shatt-al-Arab, che alimentò per molti anni il conflitto tra Iraq e Iran. Infatti, solo il 14 agosto 1990[9] l’Iraq accettò che venissero ristabilite le frontiere come fissate negli accordi del 1975, e cioè con il riconoscimento da parte di quest’ultima che il confine fluviale con l’Iran corresse sulla linea del Thalweg del fiume stesso (secondo il diritto internazionale, il Thalweg “è la linea mediana del canale navigabile o la linea di massimo scorrimento[10]” con cui spesso si stabiliscono i confini tra i diversi Paesi). Come riporta la Fondazione Med Or: “la scarsità d’acqua risulta quindi una minaccia non solo per la stabilità interna dei singoli Paesi affetti da tale problematica, ma anche per le relazioni bilaterali e multilaterali di quegli stati attraversati da bacini transfrontalieri, e che quindi sono maggiormente inclini a contendersi il controllo e l’accesso alle fonti idriche condivise”. Oltre a ciò, il problema del water scarcity che affligge queste zone causa molte lotte interne e proteste dei cittadini, che, in altri termini, significa la presenza di un malcontento generale che non favorisce il benessere delle singole popolazioni.  

Per quanto riguarda i fiumi minori, invece, bisogna sottolineare che il loro corso varia in base alle condizioni climatiche, essendo fiumi periodici.

Fig. 3: I bacini dei principali fiumi del Medio Oriente occupano territori di più Stati, causando complesse questioni geopolitiche.
Acqua in Medio Oriente, le tante insicurezze | Terrasanta.net

La situazione idro-strategica in Israele e Giordania

È ormai risaputo che il Medio Oriente è una regione complessa, anche dal punto di vista idro-strategico. Infatti, quest’area affronta quotidianamente innumerevoli sfide idriche dovute soprattutto al problema del water scarcity, aggravato dalla cospicua presenza di terre desertiche e dalle condizioni climatiche avverse. Perciò, ciascun Paese adotta diverse strategie per cercare di ottemperare a questa mancanza: nel presente articolo saranno analizzate le soluzioni proposte da Israele e Giordania.

Israele possiede un territorio caratterizzato per il 60% da terre desertiche[11], che, sommato al problema della scarsità di piogge, rende l’approvvigionamento idrico difficoltoso. Sin da subito, perciò, Israele si è trovato costretto ad elaborare piani e tecnologie avanzate per far fronte alla carenza d’acqua. Ad oggi, questo Paese detiene il primato circa lo sviluppo e l’utilizzo degli impianti di desalinizzazione, basti pensare che produce il 20% di acqua potabile in più rispetto quella di cui ha bisogno[12]. Infatti, secondo i dati dell’Israel Export Institute, ad oggi esistono circa 250 aziende israeliane che sviluppano tecnologie e attrezzature per l’acqua, di cui due terzi sono startup specializzate nei settori del trattamento delle acque reflue, irrigazione, impianti di desalinizzazione e rilevamento della qualità dell’acqua[13]. Come riporta LifeGate, è bene sottolineare che molte di queste aziende hanno partecipato all’ultimo Water Innovation Technology Summit nel 2022, come: Asterra, specializzata nell’individuazione di perdite d’acqua dai tubi sotterranei attraverso l’uso di dati satellitari, azienda che stima che quasi 64 miliardi di litri d’acqua in tutto il mondo vengano sprecati ogni giorno a causa delle perdite; Watergen, in grado di generare acqua dall’aria e Kando, azienda di intelligence che analizza dati inerenti alle acque reflue[14].

La questione idrica israeliana è stata ampiamente affrontata anche in un altro studio, realizzato sempre da Ab Aqua – Centro di Studi Idro-strategici, in cui viene analizzata l’azienda Mekorot, fondata nel 1937. Come riporta lo studio, “quest’ultima è attualmente la compagnia idrica nazionale di Israele e la principale agenzia del Paese per la gestione dell’acqua[15]”, essa, infatti, fornisce a Tel Aviv il 90% di acqua potabile e detiene un alto profilo internazionale avendo collaborato con numerosi Paesi in tutto il mondo in settori quali la desalinizzazione, la potabilizzazione e la realizzazione di impianti di approvvigionamento idrico. È importante sottolineare che questa azienda giocò un ruolo chiave nella realizzazione del National Water Carrier, rete di trasporto idrico completata nel 1964. È il più grande progetto presente in Israele e il suo principale scopo è quello di trasferire acqua per uso potabile e per l’agricoltura dal Mare di Galilea (lago di Tiberiade) alle zone del centro e del sud del Paese[16]. Esso è lungo circa 130 km formati da tubi, tunnel, canali e serbatoio che possono trasportare fino a 1,7 milioni di m3 di acqua al giorno[17]. L’80% dell’acqua è destinata all’agricoltura ma con il crescente aumento demografico sempre più acqua viene destinata alla popolazione.

La Giordania, invece, si trova in una situazione più critica trovandosi tra i primi Paesi al mondo per scarsità d’acqua. Infatti, la quantità d’acqua annua degli abitanti di questa regione è al di sotto della soglia di scarsità idrica assoluta stabilita dalle Nazioni Unite, ovvero, come detto in precedenza, 500 m³ a persona[18]. Si tratta di una vera e propria emergenza, che la mancanza di piogge, l’aridità del suolo, la mancanza di adeguate fonti di approvvigionamento e l’innalzamento delle temperature non fanno che peggiorare. Un altro dato particolarmente importante di cui bisogna tenere conto è la forte urbanizzazione che questa terra ha subito: la Nakba del 1948 e la proclamazione dello Stato di Israele provocarono l’esodo di più di 750,000 persone che furono costrette a trovare riparo nei Paesi limitrofi, primo fra tutti la Giordania. Sommando poi i profughi della Guerra del Golfo e di altri conflitti la popolazione in quest’area è passata da 8 a 11 milioni di abitanti, scatenando una forte domanda di acqua. Con il tempo, il Paese si vide costretto a dover ricorrere all’aiuto delle nazioni vicine per poter garantire livelli vitali di acqua alla sua popolazione. A questo proposito, infatti, risale al 1994 l’accordo di pace bilaterale tra Giordania e Israele basato sulla cooperazione idrica a beneficio di entrambe le parti[19]. L’accordo comprendeva la realizzazione di un canale per il trasferimento dell’acqua dal Mar Rosso al Mar Morto, chiamato Canale della Pace.  

Quest’importante cooperazione è però scemata a causa di lunghi processi burocratici, tensioni geopolitiche e difficoltà economiche; perciò, il Canale della Pace non venne mai costruito.

Nel 2021 Amman, capitale della Giordania, ha annunciato di voler avviare la costruzione di un impianto nazionale di desalinizzazione nel Golfo di Aqaba, da realizzare entro il 2026[20] e rendendo così il Paese autosufficiente. Ad oggi, però, il 60% dell’approvvigionamento idrico proviene dallo sfruttamento dell’acqua contenuta nelle falde acquifere ma “le falde rinnovabili alimentate dalle precipitazioni sono in diminuzione costante e le acque del lago Tiberiade e del Giordano sono quasi inutilizzabili, soprattutto per l’irrigazione se si tiene conto dell’elevata concentrazione salina”[21].  È dunque evidente la necessità di un intervento tempestivo che possa risollevare le condizioni critiche in cui si trova la Giordania. In quest’ottica, un evento degno di nota è avvenuto nell’ambito della COP27 tenutasi in Egitto dove è stato siglato il Memorandum per il Project Prosperity. Si tratta di una dichiarazione di intenti tra Giordania e Israele in cui quest’ultimo si impegna a fornire 200 milioni di metri cubi di acqua desalinizzata all’anno alla Giordania, la quale, in cambio, fornirà allo Stato ebraico energia elettrica proveniente da un impianto solare che verrà costruito nel proprio territorio. Infatti, il progetto Prosperity è costituito da due componenti: Prosperity Green e Prosperity Blue[22]. Il primo comprende un impianto fotovoltaico solare da 600 megawatt (MW), integrato con accumulo elettrico, che sarà costruito in Giordania per produrre energia pulita per l’esportazione in Israele. Il secondo, invece, è un programma di desalinizzazione sostenibile dell’acqua, situato in Israele, per esportare in Giordania 200 milioni di metri cubi di acqua potabile all’anno.

Il fiume Giordano al centro del Negoziato Johnston (1953-1955) 

Come illustrato precedentemente, il fiume Giordano si trova in Asia occidentale ed è lungo circa 350 km, trattandosi di un fiume transnazionale bagna diversi Paesi quali Palestina, Giordania, Israele, Libano e Siria. Più precisamente, “il corso del Fiume Giordano è diviso in due parti principali: l’Alto Giordano, costituito da tre principali tributari: il Dan, l’Hasbani ed il Banias e giunge nel Lago Tiberiade, a 210 metri sotto il livello del mare; e il Basso Giordano, che si estende dal Lago Tiberiade fino al Mar Morto, a 395 metri sotto il livello del mare”[23].

Trattandosi di un fiume che bagna diversi Paesi, si è reso necessario cercare di stabilire quanto ciascuno di essi potesse attingere a questa risorsa. Il negoziato Johnston ha perciò avuto come obiettivo quello di trovare un accordo tra le parti interessate per garantire una distribuzione equa e sostenibile dell’acqua del fiume Giordano e per affrontare le questioni connesse alla sicurezza idrica nella regione. Esso scaturì da un processo lungo e complesso, portato avanti sulla base di un piano delle Nazioni Unite e dalle contro-proposte israeliane e arabe. Inoltre, come segnalato da Misciali: “il quadro politico internazionale nel quale la missione si inserisce risulta piuttosto complesso e di difficile definizione, anche perché si può sostenere che il negoziato Johnston sia fra i primi importanti episodi del coinvolgimento statunitense in Medio Oriente”[24]. L’inizio di questo negoziato si può porre nell’ottobre del 1953 e sin da subito il problema che risultò evidente agli Stati Uniti fu quello di trovare le basi teoriche su cui fondare una spartizione equa delle acque.

In più, a gravare ulteriormente sulla mediazione americana erano le posizioni storicamente inconciliabili delle ipotetiche parti contraenti: “Gli Arabi non avrebbero accettato di spartire una risorsa così preziosa, scarsa e di grande valore simbolico, con uno Stato di cui si rifiutavano di riconoscere l’esistenza; Israele, per parte sua, non poteva trattare con Stati nemici, per dividere una risorsa che, fin dall’inizio, il movimento sionista aveva rivendicato per intero”[25]. Si arrivò a 4 sessioni di negoziati e alla realizzazione di diverse contro-proposte: il Piano Main; l’Arab Plan for Development of the Water Resources in the Jordan Valley, proposto dal Comitato tecnico della Lega Araba come contro-proposta al Piano Main e il Plan for the Development and Utilization of the Water Resources of the Jordan and Latini River basins, chiamato anche Piano Cotton, che è la contro-proposta presentata da Israele. In più, nell’estate del 1955 venne approvato sia dalla Giordania che da Israele il piano di spartizione proposto da Johnston ma, nonostante ciò, non si raggiunse mai un accordo. Ricordiamo che “la Giordania è un piccolo Paese arido, che ospita migliaia di rifugiati, non meno esigenti del resto della popolazione per quanto riguarda il bisogno di acqua. Questi due elementi, la presenza di migliaia di rifugiati e il fatto che l’80% del Paese sia desertico, fanno ben comprendere come, di fronte all’ipotesi di un’equa spartizione delle acque e alla possibilità di attuare un progetto di sviluppo, la Giordania fosse il Paese che aveva maggiormente da guadagnare da un successo del negoziato”[26]. Il merito di questo negoziato però fu quello di riuscire ad avvicinare il più possibile le diverse posizioni dei singoli Paesi, al punto di riuscire a trovare compromessi e volontà di dialogo e lasciando, momentaneamente, alle spalle le diverse tensioni geopolitiche. Ad oggi, l’area del bacino del Giordano è condivisa da cinque Paesi: Giordania per il 40%, Siria per il 37%, Israele 10%, Palestina 9% e Libano 4%[27].

Conclusione

È perciò evidente come queste terre oltre a dover affrontare importanti questioni geopolitiche debbano anche far fronte quotidianamente a problemi di water scarcity, i quali, molto spesso, sono causa di tensioni tra i diversi Paesi. L’intera regione del Medio Oriente è caratterizzata da una complessa situazione idro-strategica accentuata dalle sfide poste da un ambiente prevalentemente desertico.

Nel presente studio, in particolare, si è posta l’attenzione su come nonostante la grave scarsità idrica in cui queste terre vivono, alcuni Paesi siano riusciti a diventare autosufficienti riuscendo addirittura a produrre più acqua potabile di quella necessaria, come nel caso di Israele. Quest’ultimo, infatti, ha sviluppato tecnologie all’avanguardia per la desalinizzazione dell’acqua marina, il riciclo delle acque reflue e l’irrigazione a goccia. Si è passati poi all’analisi della Giordania che, essendo uno dei paesi più aridi al mondo e disponendo di risorse idriche prevalentemente sotterranee, ha recentemente iniziato a investire sulla risoluzione della propria scarsità idrica, con l’intento di poter diventare autosufficiente così come Israele.

Nonostante questi sforzi, la gestione delle risorse idriche continua a essere una questione critica per entrambi i paesi, con importanti sfide ancora da affrontare. Le crescenti tensioni regionali e i conflitti politici complicano gli sforzi per una gestione condivisa e sostenibile delle risorse idriche, mentre le disparità socioeconomiche all’interno dei paesi possono portare a disuguaglianze nell’accesso all’acqua.

Bibliografia

  1. Le risorse idriche in Medio Oriente, Contributi di Istituti di ricerca specializzati. Senato della Repubblica, a cura di Simone Nella del Centro Studi Internazionali (Ce.S.I.) n. 63, Dicembre 2006.
  2. Misciali, Paola. I Bisogni Idrici Nella Crisi Medio-Orientale. Il Negoziato Johnston Sul Bacino Del Giordano (1953-1955), Rivista Di Studi Politici Internazionali, vol. 68, no. 4 (272), 2001, pp. 550–68.
  3. RONZITTI, Natalino, Diritto Internazionale, VI edizione, G. Giappichelli Editore, Torino, 2019.

Sitografia

  1. https://www.treccani.it/enciclopedia/medio-oriente/, 27 marzo 2024, 17:03.
  2. Medio Oriente in “Enciclopedia dei ragazzi” – Treccani – Treccani, 3 aprile 2024, 18:17.
  3. Il “modello-Israele” per l’acqua, tra grandi innovazioni e gravi violazioni (lifegate.it), 5 aprile 2024, 10:51.
  4. L’innovazione tecnologica israeliana al servizio dell’efficienza idrica. Un esempio da seguire – Abaqua, 5 aprile 2024, 12:18.
  5. https://www.catalfamo.edu.it/wp-content/uploads/2020/03/IL-MEDIO-ORIENTE.pdf, 5 aprile 2024, 18:32.
  6. GIORDANO in “Enciclopedia Italiana” – Treccani – Treccani, 6 aprile 2024, 17:08.
  7. Acqua in Medio Oriente, le tante insicurezze | Terrasanta.net, 6 aprile 2024, 17:23.
  8. Shatt al Arab nell’Enciclopedia Treccani – Treccani – Treccani, 6 aprile 2024, 19:21.
  9. National Water Carrier Begins Pumping | CIE (israeled.org), 9 aprile 2024, 12:10.
  10. Giordania, crisi idrica tra sfruttamento e disuguglianze – Non Dalla Guerra, 9 aprile 2024, 12:59.
  11. Scarsità idrica in Medio Oriente: quali limiti alla… | Med-Or, 9 aprile 2024, 16:04.
  12. Emirati Arabi Uniti, Giordania e Israele: protocollo d’intesa per desalinizzazione sostenibile dell’acqua in vista di COP28 | Agenzia di stampa Emirates (wam.ae), 9 aprile 2024, 16:53.
  13. https://lospiegone.com/2020/05/02/loro-blu-del-medio-oriente-il-bacino-del-giordano/#:~:text=L’area%20del%20bacino%20del,l’asse%20principale%20del%20bacino, 9 aprile 2024, 18:33.

[1] https://www.treccani.it/enciclopedia/medio-oriente_(Enciclopedia-dei-ragazzi)/, 3 aprile 2024. 

[2] https://www.treccani.it/enciclopedia/medio-oriente/, 27 marzo 2024.

[3]  https://www.catalfamo.edu.it/wp-content/uploads/2020/03/IL-MEDIO-ORIENTE.pdf, 5 aprile 2024.

[4] Acqua in Medio Oriente, le tante insicurezze | Terrasanta.net, 6 aprile 2024.

[5] Le risorse idriche in Medio Oriente, Contributi di Istituti di ricerca specializzati. Senato della Repubblica, a cura di Simone Nella del Centro Studi Internazionali (Ce.S.I.) n. 63. Dicembre 2006. Pag. 7-8.

[6] Acqua in Medio Oriente, le tante insicurezze | Terrasanta.net, 6 aprile 2024.

[7] GIORDANO in “Enciclopedia Italiana” – Treccani – Treccani, 6 aprile 2024.

[8] Acqua in Medio Oriente, le tante insicurezze | Terrasanta.net, 6 aprile 2024.

[9] Shatt al Arab nell’Enciclopedia Treccani – Treccani – Treccani, 6 aprile 2024.

[10] Natalino Ronzitti, Diritto Internazionale, VI edizione, Torino, G. Giappichelli Editore, 2019, p.85.

[11] Il “modello-Israele” per l’acqua, tra grandi innovazioni e gravi violazioni (lifegate.it), 5 aprile 2024.

[12] Il “modello-Israele” per l’acqua, tra grandi innovazioni e gravi violazioni (lifegate.it), 5 aprile 2024.

[13] Il “modello-Israele” per l’acqua, tra grandi innovazioni e gravi violazioni (lifegate.it), 5 aprile 2024.

[14] Il “modello-Israele” per l’acqua, tra grandi innovazioni e gravi violazioni (lifegate.it), 5 aprile 2024.

[15] L’innovazione tecnologica israeliana al servizio dell’efficienza idrica. Un esempio da seguire – Ab Aqua, 5 aprile 2024.

[16] National Water Carrier Begins Pumping | CIE (israeled.org), 9 aprile 2024.

[17] National Water Carrier Begins Pumping | CIE (israeled.org), 9 aprile 2024.

[18] Giordania, crisi idrica tra sfruttamento e disuguaglianze – Non Dalla Guerra, 9 aprile 2024.

[19] Scarsità idrica in Medio Oriente: quali limiti alla… | Med-Or, 9 aprile 2024.

[20] Scarsità idrica in Medio Oriente: quali limiti alla… | Med-Or, 9 aprile 2024.

[21] Le risorse idriche in Medio Oriente, Contributi di Istituti di ricerca specializzati. Senato della Repubblica, a cura di Simone Nella del Centro Studi Internazionali (Ce.S.I.) n. 63. Dicembre 2006. Pag.10.

[22] Emirati Arabi Uniti, Giordania e Israele: protocollo d’intesa per desalinizzazione sostenibile dell’acqua in vista di COP28 | Agenzia di stampa Emirates (wam.ae), 9 aprile 2024.

[23] Le risorse idriche in Medio Oriente, Contributi di Istituti di ricerca specializzati. Senato della Repubblica, a cura di Simone Nella del Centro Studi Internazionali (Ce.S.I.) n. 63. Dicembre 2006. Pag.10.

[24] Misciali, Paola. I Bisogni Idrici Nella Crisi Medio-Orientale. Il Negoziato Johnston Sul Bacino Del Giordano (1953-1955), Rivista Di Studi Politici Internazionali, vol. 68, no. 4 (272), 2001, pp. 550-551.

[25] Misciali, Paola. I Bisogni Idrici Nella Crisi Medio-Orientale. Il Negoziato Johnston Sul Bacino Del Giordano (1953-1955), Rivista Di Studi Politici Internazionali, vol. 68, no. 4 (272), 2001, pp. 554.

[26] Misciali, Paola. I Bisogni Idrici Nella Crisi Medio-Orientale. Il Negoziato Johnston Sul Bacino Del Giordano (1953-1955), Rivista Di Studi Politici Internazionali, vol. 68, no. 4 (272), 2001, pp. 555-556.

[27]https://lospiegone.com/2020/05/02/loro-blu-del-medio-oriente-il-bacino-del-giordano/#:~:text=L’area%20del%20bacino%20del,l’asse%20principale%20del%20bacino, 9 aprile 2024.

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