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La navigazione nel bacino idrografico del Rio delle Amazzoni

Dicembre 5, 2021

* L’immagine di copertina di questo paper è stata presa dal sito di Terraria, nella sezione Foresta Tropicale, consultabile al seguente link: https://ivaldisergio1960.altervista.org/rio-delle-amazzoni/

Avete mai navigato sul Rio delle Amazzoni? Avete mai provato quella sensazione di immensità, forza, vita, luce, tra verde infinito, suoni della foresta e pappagalli coloratissimi che sfrecciano nel cielo? Il grande fiume sudamericano è la vita per le città e per le popolazioni che abitano lungo il suo corso; è una realtà d’acqua affascinante ma, soprattutto, il Rio delle Amazzoni è strategico per le economie dei Paesi che vi si affacciano. Lungo 6.180 km – secondo per lunghezza solo al Nilo con i suoi 6.671 km – attraversa la vastissima foresta pluviale amazzonica (circa 5,5 milioni di km²) con una portata di 160.000 m3/sec., per sfociare poi nell’Oceano Atlantico.

Fig. 1: Il Rio delle Amazzoni e tutti i suoi principali affluenti

In particolare, la grande importanza del Rio delle Amazzoni deriva dall’ampiezza e dalla ricchezza del suo bacino imbrifero, che copre un’area di circa 6.300.000 km², equivalente al 35,5% del continente sudamericano. Esso include varie regioni (oltre al vasto bassopiano amazzonico, parte delle Pre-Ande, l’altopiano dell’America meridionale, parte del massiccio della Guayana) e coinvolge politicamente il Brasile, la Colombia, l’Ecuador, la Bolivia, il Perù, il Venezuela, la Guyana, il Suriname e la Guiana francese. Numerosissimi sono i suoi affluenti che, a loro volta, costituiscono vie d’acqua davvero imponenti e alimentano la più grande foresta pluviale esistente, principale riserva di fotosintesi della terra, comunemente denominata “polmone del pianeta”. L’enorme numero e la complessità del dedalo di fiumi che riversano le loro acque nel Rio Amazonas hanno reso complessa, per gli studiosi europei, una determinazione univoca delle sorgenti del grande fiume sudamericano. Esistono, infatti bracci sorgentizi provenienti da varie aree della cordillera delle Ande. Il principale è il Rio Ucayali, che per 1.600 Km, attraversa da sud a nord il Perù ricevendo le acque del suo affluente principale, lo spettacolare Río Urubamba. Riceve altresì le acque di fiumi dai nomi suggestivi, spesso legati alla civiltà degli Incas, come il Rìo Apurímac, il Rìo Tambo, il Río Cohenga, il Río Sheshea, il Río Tapiche, e il Río Aguaytía.

Fig. 2: Rio Ucayali

L’altro importante braccio sorgentizio è il Rio Marañón che, come l’Ucayali, nasce nelle Ande peruviane. Tuttavia vari studiosi e geografi ecuadoriani sostengono che i principali elementi fluviali che alimentano il Rìo Marañón hanno in realtà origine nelle Ande dell’Ecuador (tra questi il Chinchipe, il Cenepa e il Morona) e che, pertanto, la vera nascita del Rio delle Amazzoni andrebbe ricercata in quel Paese andino. D’altra parte, non va dimenticato che nel corso della sua storia recente l’Ecuador ha subito alcune importanti perdite territoriali nella regione dell’Amazzonia e le rivendicazioni di uno “spirito amazzonico” appaiono pertanto comprensibili. E’significativa, al riguardo, l’intestazione che compare sui documenti ufficiali ecuadoriani e che riporta la frase: “El Ecuador ha sido, es y serà Pays amazònico”. Altri affluenti del Rìo Marañón sono il Rìo Imasa, il Rìo Crisnejas, il Rìo Utcubamba, il Rìo Tigre e il Rìo Aguarico. In ogni caso, all’inizio della pianura, quando il Rio Marañón incontra il Río Ucayali, nasce ufficialmente il Rio delle Amazzoni.

Fig. 3: Rio Marañón

Uno sguardo all’economia

Appare difficile sovrastimare l’importanza del Rio delle Amazzoni, il cui bacino copre più della metà delle foreste tropicali rimanenti al mondo, contiene un decimo delle specie arboree del pianeta e, come risorse naturali, cela un potenziale immenso. Ma proprio per tale ragione, le grandi imprese multinazionali continuano a devastare il territorio in cerca di alti profitti rendendosi protagoniste di un continuo scontro ideologico con i gruppi ambientalisti mondiali. In realtà, lo sfruttamento della foresta e la trasformazione delle terre a fini agricoli, soprattutto per l’allevamento del bestiame, si era già sviluppato negli anni Sessanta dello scorso secolo. La raccolta del caucciù – elemento alla base dello sviluppo della grande città di Manhaus già alla fine del Diciannovesimo secolo – e del legname, trasportato attraverso l’immensa rete di fiumi e canali, ha sempre attirato produttori e commercianti che in passato, fino all’arrivo della plastica sintetica, hanno realizzato vere fortune economiche.

Ma oggi la tecnologia ha fortemente intensificato lo sfruttamento e la distruzione della foresta, così come l’inquinamento dei corsi d’acqua. Sono state costruite più di 150 dighe (e altrettante ne sono state progettate) per produrre energia idroelettrica lungo il corso dei 1.100 affluenti del Rio delle Amazzoni e più di 800 miniere punteggiano le rive dei grandi fiumi per la raccolta e il trasporto delle davvero abbondanti risorse minerarie. Il Rìo de Amazonas e i suoi affluenti, infatti, aprono importantissime vie di comunicazione attraverso l’impenetrabile foresta pluviale. La profondità delle acque e la lentezza della corrente rendono il bacino la rete fluviale più navigabile al mondo. Il corso alto di molti fiumi, invece, rimane meno agevole alla navigazione, per via della presenza di rapide, talvolta violente, che costituiscono ostacoli insormontabili per il trasporto di merci e materiali. Il Rio delle Amazzoni permette la risalita di imbarcazioni di significativo tonnellaggio fino alla città peruviana di Iquitos, mentre le piccole imbarcazioni locali, condotte da navigatori indigeni esperti, possono utilizzare le innumerevoli arterie fluviali per trasporti minori.

Fig. 4: Bacino idrico del Rio delle Amazzoni

Ancora oggi è significativo l’allevamento del bestiame, inizialmente limitato al fabbisogno degli agricoltori (soprattutto brasiliani), divenuto poi protagonista di una forte espansione, grazie all’impulso di aziende multinazionali. Ma va considerato che per allevare con modalità intensiva alcune decine di migliaia di capi bovini sono stati bruciati centinaia di migliaia di ettari di foresta. Inoltre, molte industrie sono state impiantate nella vasta regione amazzonica: fabbriche di pneumatici nello Stato del Parà, non lontano dal porto di Belèm; e poi ancora legname, lattice, frutta tropicale, olii e semi vengono prodotti e sfruttati economicamente. Non va ignorato, tuttavia, che il potenziale di sviluppo della rete dei trasporti è lungi dall’essere ottimale. Infatti, se i corsi d’acqua – almeno nella sezione bassa – sono generalmente navigabili, le zone comprese tra i fiumi sono di difficile accesso. Di fatto, il trasporto aereo risulta troppo costoso e anche un ampliamento della rete ferroviaria, del tutto insufficiente, presenterebbe costi proibitivi. Lo Stato brasiliano, pertanto, ha avviato negli anni Settanta una politica di costruzione di strade trans-amazoniche, tracciate attraverso la foresta. Ma alcune di esse presentano problemi non eliminabili, tra cui la necessità di mantenerle costantemente pulite in un ambiente fortemente rigoglioso di vegetazione, l’ostacolo dei numerosi fiumi e delle loro anse, l’ostilità delle popolazioni indigene che abitano i territori attraversati. Va anche detto che tali fenomeni non permettono di sfruttare pienamente le potenzialità economiche della regione, motivo per cui l’economia fa in realtà registrare una limitata produttività nei vari settori.

Fig. 5: Il Rio delle Amazzoni che si snoda nella fitta vegetazione

Problemi ambientali

Abbiamo accennato all’importanza del bacino dell’Amazzonia per l’ecologia terrestre, al ben noto problema della progressiva deforestazione in quell’area del mondo e ai danni che essa provoca sulla biodiversità del pianeta, nonché al fatto che il maestoso Rio delle Amazzoni e i suoi grandi affluenti non sono immuni, purtroppo, dalle gravi problematiche che affliggono l’ambiente. Consideriamo, per esempio, che il vapore acqueo prodotto dai fiumi e dall’immensa vegetazione amazzonica costituisce un elemento essenziale per la redistribuzione delle piogge e del calore del sole. A tale proposito, è bene ricordare che la crescente preoccupazione relativa al cambiamento climatico e al più che evidente aumento della temperatura sulla terra, ha acceso un forte dibattito sull’utilizzo commerciale dell’Amazzonia e del suo bacino fluviale e la necessità di proteggere queste preziose realtà ambientali. Il tasso di deforestazione è leggermente rallentato, ma continua.

Si valuta che oggi – rispetto a un anno base individuato nel 1970 – più del 20% del bacino amazzonico è stato deforestato e alcune valutazioni scientifiche indicano che nel 2030 si potrebbe giungere alla deforestazione del 30%. Una tale evenienza rischierebbe di modificare seriamente il tasso di precipitazioni nella regione, riducendone le difese, con evidente impatto anche sulla portata dei suoi corsi d’acqua. Lo “stato di salute” del Rio delle Amazzoni e dei suoi grandi affluenti rimane dunque preoccupante, anche perché la superlativa estensione del bacino amazzonico conferisce alla regione una speciale funzione di riserva di specie animali e vegetali. Basti pensare che nei fiumi amazzonici vive la maggior parte dei pesci d’acqua dolce dell’intero pianeta e, come risulta da studi effettuati ormai da decenni nella Guayana francese, sulle fronde degli altissimi alberi della foresta sono state scoperte migliaia di nuove specie di insetti, funghi e piante mai notati e registrati in precedenza.

D’altra parte, anche l’inquinamento dei fiumi derivante da prodotti chimici costituisce una seria preoccupazione. Un esempio è fornito dalle vaste monoculture di soia che utilizzano pesantemente prodotti tossici in grado di inquinare il terreno per tempi lunghissimi.Inoltre, sia pur raramente, sono risultati gravi alcuni incidenti derivanti da spill over di petrolio in aree amazzoniche ricche di idrocarburi che – malgrado le attenzioni predisposte – hanno causato il riversamento di enormi masse di greggio nei corsi d’acqua con conseguenti ondate oleose e mortali per numerose specie di pesci e altri animali che si nutrono nei fiumi. Inoltre, studiosi spagnoli, con il sostegno anche economico di National Geographic, hanno condotto una ricerca e una campagna di monitoraggio chimico nella regione amazzonica (“Pharmaceuticals and other urban contaminants threaten Amazonian freshwater ecosystems”) che ha fornito importanti riscontri, confermando un significativo rischio per la biodiversità delle acque dolci della regione. Soprattutto in prossimità delle quattro grandi città brasiliane – Manaus, Belèm, Santarèm, Macapà – e di altre realtà urbane cresciute rapidamente negli ultimi anni, è stato registrato lo scarico nei corsi d’acqua amazzonici delle acque reflue – per il 90% senza pretrattamenti – contenenti sostanze chimiche, cosmetici, medicinali, ormoni e altri contaminanti urbani. La compromissione della qualità ecologica dei fiumi (in particolare il Rìo Negro, il Tapajòs e il Tocatins) può ovviamente comportare effetti a lungo termine sulle specie acquatiche del Rio delle Amazzoni e dei suoi affluenti, provocando una perdita di biodiversità che, invece, andrebbe protetta.

Fig. 6: Effetti di spill over sul fiume, sulla vegetazione e sulle popolazioni locali

Elementi giuridici

Sono molti i territori e le nazioni che dipendono dall’utilizzazione dei fiumi per i loro piani di sviluppo; la ricerca di un uso efficiente e produttivo dei corsi d’acqua, soprattutto sotto il profilo della navigazione, può occasionalmente condurre a dispute giuridiche (e non) tra Stati interessati alle vie fluviali in merito all’esercizio dei propri diritti. Per tale ragione, anche in ambito amazzonico i vari Stati hanno dovuto riconoscere l’importanza di stabilire e rispettare regole comuni sull’uso dei fiumi internazionali, al fine di facilitare la convivenza, la cooperazione e lo sviluppo economico. Molte di tali regole si riferiscono alla libera navigazione. Le norme scritte in materia e la cristallizzazione delle consuetudini hanno dato adito alla creazione del così detto “Diritto Fluviale Internazionale”, di cui la libera navigazione è parte.

 La questione della libertà di navigazione sui fiumi ha radici antiche, perché contiene un’evidente valenza strategica. Già nell’antica Roma vigeva l’uso libero dei fiumi a favore di tutti i cittadini dell’Impero ai fini della navigazione e della pesca; ma tale pratica fu abolita in epoca medievale dai signori feudali che reclamavano il potere assoluto sui tratti dei fiumi che attraversavano i loro possedimenti, imponendo pedaggi e tariffe su navi e merci trasportate e riservando esclusivamente ai propri sudditi la libera navigazione nell’area fluviale sotto il loro controllo. Successivamente, Hugo Grotius – considerato da molti il padre del diritto internazionale –  proclamò nel 1625 il diritto di libera navigazione sui fiumi navigabili, sostenendo che non dovessero essere imposte tariffe e pedaggi per il trasporto di mercanzie e materiali da uno Stato ad un altro. Tuttavia, un concreto movimento politico a favore della libera circolazione iniziò solo nel secolo XIX e il Congresso di Vienna del 1815 confermò i principi base del diritto fluviale internazionale. 

Nel caso del Continente sudamericano, il principio di libera navigazione sui corsi d’acqua non si è sviluppato attraverso il riconoscimento comune di un principio di diritto. Infatti, la libera navigazione nel sistema fluviale amazonico – così come in quelli dell’Orinoco, del Rìo de la Plata e di altri grandi fiumi della regione – ha avuto origine dalla legislazione interna degli Stati che l’hanno permessa, ovvero da accordi bilaterali siglati per interessi reciproci. La politica degli Stati sudamericani, infatti, è consistita nella mera concessione del permesso di navigazione ad altri Stati, su base volontaria. In sostanza, a differenza dell’Europa, non esistono in Sud America organismi regolatori della navigazione fluviale internazionale, così come non esistono obblighi (salvo espressi accordi bilaterali) di ammettere sui fiumi del territorio nazionale imbarcazioni battenti bandiere di altri Stati.

Fig. 7: Estensione della foresta amazzonica

L’insieme di decisioni nazionali ha comunque condotto a un sistema di intesa multilaterale, consistente nel Trattato di Cooperazione Amazzonica, firmato a Brasilia nel luglio 1978 dalle Repubbliche di Bolivia, Brasile, Colombia, Ecuador, Guyana, Perù, Suriname e Venezuela, con lo scopo di promuovere lo sviluppo, la protezione dell’ambiente, l’uso razionale delle risorse naturali dei loro territori. La libera navigazione fluviale sul Rio delle Amazzoni è parte importante di tale accordo, che mira a favorire le comunicazioni fluviali tra i territori degli Stati parte e l’Oceano Atlantico. Ma va notato che anche nel Trattato di Cooperazione amazzonica il Brasile ha mantenuto la posizione secondo cui la libertà di navigazione sui fiumi internazionali dipende dal consenso dello Stato in cui la navigazione ha luogo.

Conclusioni

Il centro studi AB AQUA evidenzia il valore strategico dei soggetti che analizza. Anche nel caso del Rio delle Amazzoni e dei suoi importanti e numerosi affluenti, infatti, è importante sottolineare quanto essi siano in grado di esercitare un’influenza primaria sulla realtà geografica, sociale, economica, politica e ambientale degli Stati che da essi sono attraversati. E con ciò viene marcata una significativa influenza anche sul grado del loro sviluppo, della crescita demografica e del livello di industrializzazione.  In altre parole, questa affascinante area idrografica, che comprende quasi sette milioni di km² e contiene un quinto delle risorse di acqua dolce del mondo, attraversando numerosi Paesi costituisce un elemento di grande valenza strategica, poiché oltre a un vasto spazio di navigazione e fonte di energia, essa rimane una fonte naturale di progresso e sviluppo dei popoli. Per tali ragioni, consideriamo altrettanto strategico e necessario un sempre maggiore impegno dell’intera Comunità Internazionale per proteggere con convinzione la fantastica e preziosa area imbrifera del Rio delle Amazzoni.

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