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Le politiche idriche della Spagna. La desalinizzazione industriale come strumento per contrastare il deficit idrico

Agosto 2, 2022

* L’immagine di copertina di questo report è stata presa dal sito Fundación Aquae, consultabile al seguente link: https://www.fundacionaquae.org/historia-de-la-desalinizacion-del-agua/

Il futuro demografico della terra rappresenta una sfida epocale per quanto riguarda la gestione delle risorse idriche. La costante crescita della popolazione mondiale, unita alla progressiva urbanizzazione di massa che si sta già verificando in molte aree del globo, comporterà enormi problemi legati allo stress idrico e alla tenuta ambientale di intere aree. L’aumento vertiginoso del numero di esseri umani farà crescere la domanda di acqua sia per far fonte ai bisogni primari sia in termini agricoli. Infatti, per sfamare più individui si dovrà inevitabilmente incrementare la produzione di derrate alimentari, con conseguenti aumenti relativi alla domanda d’acqua per scopi irrigui. Sfruttare in maniera massiva le falde acquifere, come è stato fatto finora in molte nazioni, potrebbe costare caro nel lungo periodo. Le acque sotterranee, infatti, non sono infinite. I grandi depositi idrici underground potrebbero esaurirsi, soprattutto se la domanda di acqua è destinata ad incrementare (come accennato) costantemente anno dopo anno. Le risorse idriche, dunque, che già oggi sono oltremodo sottoposte a vari livelli di stress in termini di approvvigionamento, saranno ulteriormente oggetto di interesse per far fronte alle grandi sfide che la crescita demografica globale riserverà nei prossimi anni.

Il Cambiamento Climatico (CC) ha già fatto registrare un’impennata nella domanda di acqua in molti Paesi, spesso anche in zone tradizionalmente scevre da problemi legati alla mancanza dell’oro blu. Siccità, crescenti fenomeni di desertificazione, scarsità di precipitazioni atmosferiche e severe ondate di caldo sono solo alcune delle cause che attualmente incidono in maniera massiccia sulla richiesta di acqua. Negli ultimi anni anche l’Italia, storicamente non interessata da fenomeni connessi a crisi idriche, ha iniziato a fare i conti con una realtà climatica molto complicata. Proprio in queste ultime settimane il Belpaese si è trovato a gestire una situazione molto seria a causa di una forte siccità che ha generato fortissimi disagi a molti cittadini, oltre che ai settori agricolo e industriale nazionale. La mancanza di precipitazioni nevose e piovose nel periodo invernale, insieme al grande caldo giunto già nei primi giorni di maggio, ha gettato le basi per una seria crisi idrica che, nel momento in cui si scrive, non accenna a placarsi[1].

Dunque, a livello idrico il “presente” è già complesso, in massima parte a causa delle note ragioni ambientali; per quanto riguarda il “futuro prossimo”, il previsto vertiginoso aumento della domanda d’acqua per cause demografiche sottoporrà ad ulteriore stress le fonti di approvvigionamento in molte aree del mondo. Cosa si può fare per ridurre il predetto stress idrico che non farà altro che aumentare nei prossimi anni? È possibile ridurre già oggi la domanda d’acqua per scopi agricoli? Esistono delle strategie in grado di apportare delle modifiche strutturali al consumo di acqua dolce senza intaccare le falde acquifere che, presumibilmente, si ridurranno in maniera costante? Fornire risposta a tali quesiti non è semplice. Non esiste, infatti, un’unica misura in grado di dare contemporaneamente ristoro alle già provate fonti idriche e di assicurare che le stesse garantiscano la produzione di acqua necessaria a far fronte alle crisi ambientali. Nondimeno, già oggi si possono individuare delle soluzioni interessanti in grado, per lo meno, di fornire alti quantitativi di acqua per scopi agricoli senza prosciugare le falde freatiche. L’aumento delle risorse alimentari attraverso la coltivazione dei campi sarà alla base di una corretta gestione sociale in molte aree del mondo. In questo momento, un valido strumento che consente di produrre molta risorsa idrica senza intaccare le riserve sotterranee è la desalinizzazione. Questo antico processo di ottenimento di fresh water attraverso il trattamento dell’acqua di mare è oggigiorno molto utilizzato in varie nazioni industrializzate del mondo. In questo report si porrà l’accento sulle politiche idriche della Spagna, principale Paese europeo ad usare dei dissalatori per far fronte a ricorrenti crisi idriche. Madrid è oggi il quarto produttore mondiale di acqua dolce tramite processi di desalinizzazione. È un risultato davvero ragguardevole, figlio di una lungimirante pianificazione industriale che, a partire dagli anni Sessanta del secolo scorso, ha dotato la Spagna di un comparto di dissalatori ampio ed efficiente.

Stress idrico. La sfida globale dei prossimi anni

Stando ai dati forniti da YouTrend, la popolazione mondiale oggi è pari a 7.9 miliardi di persone. Sono servite decine di migliaia di anni per arrivare a un miliardo di persone e solo duecento anni per passare da 1 a quasi 8 miliardi[2]. In sostanza, dunque, nel corso degli ultimi 200 anni la popolazione mondiale è aumentata dell’800%. Numeri strabilianti che certificano il progresso della specie umana in molti campi, su tutti quello sanitario. La popolazione globale è cresciuta molto lentamente fino al 1700, con una media di crescita pari allo 0,04% all’anno. L’altissima mortalità dei bambini, infatti, contrastava l’elevata fertilità, non facendo aumentare in maniera rilevante la popolazione.

Graf. 1: Proiezioni della crescita della popolazione mondiale tra il 1700 e il 2100
https://ourworldindata.org

Con il miglioramento delle condizioni di salute e, soprattutto, in seguito al calo della mortalità infantile, la situazione è cambiata velocemente. Negli ultimi cento anni la popolazione mondiale è più che quadruplicata e lo ha fatto con una velocità sempre maggiore, fino ad arrivare al picco del tasso di crescita del 2,1% nel 1968. Oggi la popolazione cresce in media dell’1% all’anno; anche se ridotto rispetto a qualche decennio fa, si tratta comunque di un tasso di crescita ancora veloce e importante. Attualmente, ogni anno nascono 140 milioni di persone e ne muoiono 60, per un aumento di circa 80 milioni di individui all’anno.

Prevedibilmente, la crescita massiccia del numero di persone da qui ai prossimi decenni comporterà i numerosi già menzionati problemi relativi allo stress idrico. Quest’ultimo, in maniera del tutto presumibile, non farà altro che aumentare in futuro, fino ad arrivare ad interessare quasi tutte le nazioni in cui si sperimenterà una cospicua crescita di popolazione. Preme segnalare che l’incremento demografico non sarà l’unico fattore responsabile, ancorché principale, dell’aumento dello stress idrico globale. Un impatto significativo sarà giocato anche dallo stile di vita che le società del futuro adotteranno. Già oggi, numerose nazioni consumano molte più risorse – tra cui spicca soprattutto l’acqua – di quanto in realtà necessitino. Come si evince dal Graf. 2, molti Paesi conducono uno stile di vita ben al di sopra di quanto sia consentito “naturalmente”.

Graf. 2: Classifica globale degli stili di vita più inquinanti per nazione
https://www.overshootday.org/how-many-earths-or-countries-do-we-need/

Anche l’Italia è presente nella poco autorevole classifica che elenca le nazioni con lo stile di vita meno rispettoso dell’ambiente a livello globale. Posizionandosi al decimo posto, Roma conferma un trend che vede protagonisti soprattutto i Paesi occidentali, il cui approccio estremamente dispendioso in termini di risorse costituisce una seria minaccia nel lungo periodo alla tenuta ambientale dell’intero pianeta. Inevitabilmente, l’approvvigionamento di acqua, sia a livello qualitativo che quantitativo, è al centro della questione relativa allo spreco massiccio di risorse che già oggi costituisce un problema di difficile risoluzione. Nel momento in cui si scrive, oltre il 25% della popolazione mondiale vive in aree ad altissimo stress idrico. Questo dato è la fotografia scattata dall’ultimo aggiornamento dell’Aqueduct Water Risk Atlas, la mappa che mette in rapporto la disponibilità idrica in 189 nazioni rispetto alle comunità che le abitano stilata dal World Resources Institute (WRI)[3]. In tutto sono 17 i Paesi più a rischio di incorrere nel prossimo futuro nel cosiddetto “Giorno Zero”, la data in cui tutte le risorse idriche stagionali vengono esaurite e i rubinetti (da quelli domestici a quelli industriali) rimangono a secco. Nel concreto: Qatar, Israele, Libano, Iran, Giordania, Libia, Kuwait, Arabia Saudita, Eritrea, Emirati Arabi Uniti, San Marino, Bahrain, India, Pakistan, Turkmenistan, Oman e Botswana. Secondo WRI, tutte queste nazioni usano in media oltre l’80% delle disponibilità idriche annue e sono quindi sempre più esposte ai rischi causati dal cambiamento climatico, dalla cattiva gestione delle acque, dall’inquinamento e dagli eventi climatici estremi (siccità o inondazioni).

Come visto sopra, la maggior parte delle nazioni ad altissimo stress idrico (ben 12 su 17) si trovano in Medio Oriente o nel Nord Africa, zone già caratterizzate da climi aridi e in cui è previsto nei prossimi decenni un forte incremento demografico e la conseguente crescita di domanda di acqua. Come pocanzi anticipato, proprio queste regioni saranno alla base dei principali problemi che le società del futuro saranno chiamate ad affrontare.

L’Italia, posizionandosi al quarantaquattresimo posto tra le nazioni ad alto stress idrico, risulta essere leggermente avvantaggiata rispetto ad altri Paesi europei come Belgio (23), Grecia (26), Spagna (28) e Portogallo (41). Tuttavia, il progressivo riscaldamento globale che proprio negli ultimi anni ha reso sempre più evidenti i propri effetti, potrebbe far cambiare questa situazione. Come mostrato nella Fig. 2, infatti, il nostro Paese rischia di scalare pericolosamente la classifica delle nazioni in cui l’approvvigionamento del prezioso liquido rischierà di essere difficoltoso, dispendioso ed incerto. 

Le politiche idriche spagnole in materia di desalinizzazione

Come precedentemente sottolineato, la domanda di acqua per scopi irrigui nel prossimo futuro è destinata a subire un’impennata. Verosimilmente, a fronte di un maggior numero di persone – a causa della crescita demografica globale – si assocerà un conseguente aumento della richiesta di risorse idriche. In attesa di trovare soluzioni alternative, già oggi è possibile produrre letteralmente acqua dolce tramite la desalinizzazione, ovvero in seguito alla separazione della componente salina dall’acqua di mare. In tal modo, attraverso una serie di processi scientifici e con l’ausilio di adeguata energia, si possono generare alti quantitativi di risorse idriche prelevando acqua da una fonte quasi inesauribile: il mare. Sono molti i Paesi che, nel corso degli anni, hanno deciso di affidarsi a questa tecnologia, soprattutto per sostenere il comparto agricolo nazionale. In passato, ad AB AQUA ci siamo occupati nel dettaglio delle politiche idriche dell’Arabia Saudita, importante nazione araba che già da molto tempo impiega diffusamente dissalatori industriali. Riad oggi, grazie ad un’imponente politica industriale incentrata sulla desalinizzazione, esporta molti prodotti agricoli in Africa ed in Asia, oltre a produrre centinaia di tonnellate di derrate alimentari destinate al consumo interno. Come analizzato nel nostro report di qualche tempo fa, il Regno dei Saud nel prossimo futuro sperimenterà una significativa crescita demografica, in linea con il trend mondiale che abbiamo pocanzi esaminato. Per far fronte all’incremento della popolazione, che attualmente conta 34 milioni di individui e che si attesterà nel corso delle prossime decadi attorno ai 77 milioni, i Sauditi hanno ritenuto che la desalinizzazione fosse una misura essenziale per garantire risorse idriche copiose e costanti.

In Europa il principale Paese produttore di acqua desalinizzata è la Spagna. Con ben 765 impianti di desalinizzazione attivi, Madrid è una vera e propria “potenza idrica”. Il Paese iberico attualmente produce circa 5.000.000 di m³/giorno di acqua dissalata per approvvigionamento, irrigazione e uso industriale. Sono numeri molto significativi che certificano il grande impegno profuso dalla Spagna nel corso degli anni per raggiungere una capacità produttiva di fresh water davvero notevole. Ad onor del vero, se si analizzano i dati atmosferici e climatici della penisola iberica, non si può fare a meno di notare quanto la scelta da parte di Madrid di affidarsi alla desalinizzazione sia stata quasi obbligata.

Fig. 3: Le più alte temperature estive in varie parti del mondo, tra cui spicca Siviglia, capitale dell’Andalusia (luglio 2022)
https://mapsontheweb.zoom-maps.com/post/689917782796664832/in-summer-2022-heatwaves-around-the-world-felled

La parte meridionale della Spagna presenta intere zone semi-aride, dove, soprattutto nel periodo estivo, l’intenso caldo opprime in maniera ulteriore le comunità ivi stanziate. La presenza di corsi d’acqua di notevoli dimensioni, come ad esempio il Guadalquivir, non è sufficiente a garantire un soddisfacente apporto idrico per scopi irrigui e industriali. Pur essendo lungo oltre 700 km e con un bacino idrografico di quasi 60.000 km², questo storico fiume non basta ad irrorare del prezioso liquido le numerose provincie andaluse. Oltre a ciò, si consideri che in molte zone delle Baleari e delle Canarie l’approvvigionamento d’acqua è sempre stato caratterizzato da notevoli difficoltà, come accade del resto in quasi tutte le isole di piccole e medie dimensioni[4]. In sostanza, dunque, in diverse aree poste sotto la giurisdizione spagnola già in passato si sono riscontrati numerosi problemi riconducibili allo stress idrico. Per far fronte alle notevoli difficoltà legate alla mancanza d’acqua gli Spagnoli decisero di puntare sul mare. Nel 1964, in piena dittatura franchista (ottobre 1936 – novembre 1975) venne istallato il primo dissalatore a Lanzarote, l’isola più nord-orientale dell’arcipelago delle Canarie. A quel tempo, l’impianto era in grado di produrre 2.500 m³/giorno di acqua dissalata. Confrontato con le attuali strutture, la cui moderna tecnologia consente di generare altissimi quantitativi di acqua dolce, il dissalatore di Lanzarote non risulta particolarmente potente. Tuttavia, l’impianto in questione rappresentò l’inizio di un percorso industriale che, nel giro di pochi lustri, consentì alla Spagna di aumentare in maniera significativa le proprie risorse idriche provenienti dal mare.

Fig. 4: Impianto di desalinizzazione di Lanzarote, Isole Canarie, 1964
https://www.elagoradiario.com/agua/el-exito-de-la-desalacion-de-agua-requiere-mas-energias-renovables/

Delle 765 centrali di desalinizzazione totali gestite dalle autorità spagnole ben 327 sono situate nelle Isole Canarie: 281 nella provincia di Las Palmas e 46 nella provincia di Santa Cruz de Tenerife. Quasi la metà, dunque, dei dissalatori gestiti da Madrid risiede nell’arcipelago atlantico; questo a causa della cronica mancanza di acqua cui sono sottoposte le Isole Canarie. I restanti impianti sono in massima parte localizzati nell’arcipelago delle Baleari e sulla lunga fascia costiera mediterranea orientale.

Fig. 5: Distribuzione degli impianti di desalinizzazione in Spagna
https://www.fundacionaquae.org/wiki/plantas-desaladoras-en-espana/

La scelta di queste tre aree di destinazione si è rivelata presto molto vantaggiosa. Le aumentate risorse idriche grazie ai dissalatori hanno apportato degli indubbi benefici valutabili sotto diversi profili. Innanzitutto, un maggior quantitativo di acqua a disposizione per le comunità interessate ha diminuito il rischio di stress idrico. Inoltre, il prezioso oro blu fornito attraverso tecniche di dissalazione ha consentito attività irrigue ed industriali di una certa rilevanza in territori in cui, precedentemente, si aveva difficoltà a reperire l’acqua per i bisogni primari. In terzo luogo, grazie alle abbondanti risorse idriche si è potuto costruire nel corso del tempo un comparto ricettizio-turistico di assoluto livello. Non è infatti un caso se, attualmente, sia le Canarie che le Baleari siano tra le mete spagnole più apprezzate dal turismo internazionale, con milioni di visite annue. In sostanza, l’accresciuta disponibilità di acqua ottenuta grazie alla grande diffusione di impianti di desalinizzazione ha posto le basi per una gestione ambientale non emergenziale e per un vero e proprio rilancio economico dovuto alla poderosa crescita dei settori industriale e turistico. Questo perché l’acqua, oltre ad essere un elemento essenziale per la vita umana, è anche una risorsa importantissima in chiave economica e produttiva. L’agricoltura, l’industria, il turismo, la ristorazione e molte altre attività prosperano in uno scenario in cui le risorse idriche sono abbondanti. Viceversa, in caso di scarsità, oltre a disagi ambientali legati a stress idrico e a difficoltà di approvvigionamento, le attività faticano a trovare un livello di produttività competitivo e redditizio.

La produzione di acqua dissalata in Spagna che, come detto, è la quarta al livello mondiale, viene effettuata attraverso impianti cosiddetti de gran capacidad, de capacidad media e de capacidad pequeña. I primi sono delle strutture massicce, in grado di generare tra i 10.000 e 250.000 m³ di acqua al giorno. Sul totale di 765 dissalatori, quelli a gran capacità sono 99. Tra questi si annoverano impianti di alto valore strategico nazionale, vista la quantità di persone che si riforniscono e il grande numero di aziende agricole e industriali che usufruiscono dell’acqua prodotta. Per citare le centrali più importanti si segnala:

  • Torrevieja (Alicante). Produce 80 hm³ (ettometri cubi) all’anno, ed è il più grande impianto di desalinizzazione in Spagna. Contribuisce all’approvvigionamento di 140.000 abitanti e all’irrigazione di circa 8.000 ettari.
  • Atabal (Malaga). Produce 76 hm³/anno. È il secondo impianto di desalinizzazione in Spagna in grado di produrre un’acqua dissalata dall’ottima qualità.
  • Valdelentisco (Murcia). Con una capacità produttiva fino a 70 hm³/anno, è la terza centrale per grandezza della Spagna. Tramite la sua produzione, sono 7.577 gli ettari di terreno irrigati che forniscono cibo ad oltre 60.000 persone.
  • Carboneras (Almeria). Produce 42 hm³/anno. Beneficia circa 200.000 persone e garantisce acqua a una delle province più aride della Spagna, assicurando l’irrigazione di oltre 7.000 ettari.
  • Campo di Dalias (Almería). Produce 30.1 hm³/anno. Garantisce un costante approvvigionamento idrico a più di 300.000 abitanti.
  • Da Bajo Almanzora (Almería). Produce 15 hm³/anno. Garantisce acqua a 140.000 abitanti e provvede all’irrigazione di oltre 24.000 ettari di terreno.

Per quanto riguarda gli impianti di capacità media, in grado di produrre tra i 500 e i 10.000 m³ di acqua al giorno, la Spagna ne ha in dotazione 450. Sono riscontrabili perlopiù nelle isole, così come, del resto, le centrali de capacidad pequeña, che generano quantitativi sotto i 500 m³ di acqua giornaliera. Di questi, Madrid ne possiede 216.

Fig. 6: Impianto di desalinizzazione di Torrevieja (Alicante), il primo per capacità in Spagna
https://www.tecnoaqua.es/noticias/20190405/acuamed-desaladora-torrevieja-amplia-capacidad-produccion
Fig. 7: Impianto di desalinizzazione di Atabal (Malaga), il secondo per capacità in Spagna
https://www.tecnoaqua.es/noticias/20190405/acuamed-desaladora-torrevieja-amplia-capacidad-produccion
Fig. 8: Impianto di desalinizzazione di Valdelentisco (Murcia), il terzo per capacità in Spagna
https://en.nicelocal.es/cartagena/shops/acuamed_-_planta_desaladora_de_valdelentisco/

Conclusione

Come esposto in questo report, la difficile situazione climatica degli ultimi anni, lo stile di vita dispendioso di molte nazioni occidentali e la futura crescita demografica globale sono fattori che incideranno in maniera estremamente negativa sullo stress idrico, già oggi evidente in molte aree del mondo. Urgono dunque delle strategie in grado di far fronte alle impellenti sfide presenti e future che riguardano l’approvvigionamento di acqua dolce. A nostro avviso, la desalinizzazione potrebbe rappresentare già oggi uno strumento in grado di sostenere governi e comunità nella difficile gestione di risorse idriche sempre più carenti. I motivi per cui riteniamo che si possa adottare questo metodo per produrre fresh water sono vari. Innanzitutto, siamo già in possesso della tecnologia necessaria per generare molta acqua usando processi scientifici determinati. Non dobbiamo, dunque, attendere che venga scoperta una procedura ultramoderna o che si mettano a punto complicate tecniche ingegneristiche. Siamo in grado già attualmente di usufruire su vasta scala di dissalatori efficaci e performanti.

In secondo luogo, l’impatto ambientale della desalinizzazione risulta oggi molto meno invasivo rispetto a qualche tempo fa. Come riportato in un nostro precedente studio, con le odierne tecniche siamo in grado di generare alti quantitativi di acqua dolce a fronte di costi energetici sempre più ridotti e con minori conseguenze ecologiche. In futuro, tra l’altro, si prevede che i processi di desalinizzazione saranno sempre meno costosi e più rispettosi dell’ambiente, vista la graduale ma costante diffusione che questo metodo di produzione di acqua avrà nel contesto globale.

In terzo luogo, occorre gestire in maniera più efficace l’acqua dei mari e degli oceani. Questi ultimi sono i depositari di oltre il 98% delle risorse idriche presenti sul nostro pianeta. La componente salina presente nelle molecole di acqua marina impedisce che se ne possa usufruire per scopi utili agli esseri umani. Nondimeno, in vista di un presente incerto e di un futuro non roseo per ciò che concerne l’approvvigionamento idrico, appare quanto mai inevitabile che si inizino ad utilizzare in maniera saggia e sostenibile le immense risorse idriche che il nostro pianeta ci mette a disposizione sottoforma di acqua salata.

Il caso della Spagna è molto interessante sotto questo profilo. Una nazione che ha sperimentato già in passato diversi episodi di stress idrico, grandi ondate di calore ed episodi di siccità ha deciso di affidarsi alla desalinizzazione per ridurre il rischio di crisi da approvvigionamento. In Spagna si consumano complessivamente 22.771 milioni di m³ all’anno e di questi 1.554 sono destinati al consumo industriale, 17.681 al settore agricolo e 3.535 all’approvvigionamento urbano. Come si può notare, il dato più alto corrisponde al settore agricolo, che lo rende uno dei principali utilizzatori di acqua. L’acqua usata per scopi irrigui, infatti, pesa molto sul bilancio totale della risorsa idrica utilizzata. È proprio sotto questo profilo che la desalinizzazione industriale subentra con un decisivo ruolo di supporto. Attraverso la massiccia produzione di fresh water garantita dai dissalatori, la Spagna si è assicurata nel corso del tempo un costante approvvigionamento di acqua da impiegare per finalità agricole. In tal modo, durante la stagione più calda l’impatto dello stress idrico è limitato, o comunque molto più ridotto rispetto ad altri Paesi non dotati di un sistema di dissalazione industriale efficiente come quello iberico. La produzione di acqua dolce dal mare ha anche garantito che si gettassero le basi per uno sviluppo turistico davvero rilevante nei maggiori arcipelaghi spagnoli. Questo dato ci permettere di affermare che la desalinizzazione ha favorito grandemente la crescita economica messa in atto da Madrid nel periodo post-franchista. Alla luce di quanto analizzato, dunque, non è errato ritenere che la presenza di abbondanti risorse idriche in un territorio favorisca le comunità ivi stanziate sia sotto il profilo dell’approvvigionamento sia da un punto di vista economico-produttivo. Qualora dovesse continuare anche per l’Italia il trend siccitoso di questi ultimi anni la dissalazione potrebbe costituire una valida alternativa per far fronte alla crisi idrica.


[1] AB AQUA, in un recente report, ha elaborato cinque strategie per far fronte al difficile momento idrico-climatico che sta attraversando l’Italia. Per una disamina approfondita del report, il cui titolo è La crisi idrica italiana: cause, scenari, soluzioni, si rimanda a questo link: https://abaqua.it/la-crisi-idrica-italiana-cause-scenari-soluzioni%EF%BF%BC/.

[2] https://www.youtrend.it/2022/04/29/il-futuro-della-crescita-della-popolazione-mondiale/.

[3] Per ulteriori dettagli si rimanda a https://www.wri.org

[4] In merito alla difficoltà di approvvigionamento idrico per le isole si consiglia di prendere visione del nostro paper su Cipro: https://abaqua.it/colonizzazione-idrica-il-caso-di-cipro/.

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