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L’idro-diplomazia come strumento di politica estera: il caso cinese della Sinohydro Corporation

Febbraio 21, 2022

* L’immagine di copertina di questo report è stata presa dal sito Sunday Observer, consultabile al seguente link: https://www.sundayobserver.lk/2019/02/24/news-features/hydro-diplomacy-sine-qua-non

L’energia idroelettrica è una forma di energia alternativa che, molto banalmente, si ricava attraverso lo sfruttamento dell’acqua che scorre. Il moto naturale dei corsi d’acqua, siano essi fiumi o cascate, produce energia cinetica, che, grazie ad apposite turbine ed impianti, viene trasformata in energia elettrica. Le turbine, azionate dall’acqua in movimento, sono solitamente collocate in posizione di dislivello rispetto alla massa d’acqua che scorre. Quando quest’ultima aumenta si verifica un incremento del volume idrico, al quale corrisponde una maggiore potenza dell’impianto idraulico. In virtù di ciò, ben si comprende il motivo per cui le più grandi centrali idroelettriche del mondo siano state costruite vicino a voluminose cascate o nei pressi di grandi fiumi. Per comprendere meglio questo meccanismo basti pensare alla diga cinese delle Tre Gole. Ultimata nel 2006, è denominata così perché attraversa effettivamente tre gole: la Gola di Qutang, la Gola di Wuxia e la Gola di Xiling. Si tratta di una delle infrastrutture idrauliche più imponenti al mondo, seconda solo alla Diga brasiliana di Itaipù in grandezza ma con una capacità energetica nettamente superiore. Stando ai dati, la grande struttura sudamericana è in grado di generare 14 GW di energia idroelettrica mentre la Diga delle Tre Gole, nonostante sia leggermente più piccola, ha una capacità di circa 22.5 GW.

Fig. 1: La Diga delle Tre Gole vista dall’alto
Fig. 2: La Diga delle Tre Gole vista in chiave prospettica

Quest’imponente opera idraulica è stata realizzata sulle sponde di un colossale corso d’acqua: il Fiume Azzurro, in inglese Yangtze River. Il fiume, lungo circa 6.418 km, inizia il suo percorso nel Tibet e si dirige verso oriente attraversando il sud-ovest e, successivamente, l’est della Cina per poi sfociare nel mar Cinese Orientale a Shanghai. Oltre alla lunghezza, che fa dello Yangtze il terzo corso d’acqua più esteso al mondo dopo il Nilo e il Rio delle Amazzoni, questo fiume ha una portata media annua molto significativa. Stando ai dati, si parla di circa 30.146 m³/s (metri cubi al secondo), con picchi di 110.000 m³/s nelle stagioni più piovose. Ciò fa del Fiume Azzurro una vera e propria “autostrada d’acqua” che, se sapientemente sfruttata, è in grado di generare alti tassi di energia idroelettrica. Come detto infatti, la Diga delle Tre Gole, proprio in virtù del grande volume idrico che caratterizza il fiume, risulta essere ad oggi l’infrastruttura idraulica più importante al mondo.

L’energia prodotta dall’acqua che cade, o che scorre e fluisce, è un tipo di energia che l’umanità utilizza e sfrutta da sempre anche in chiave strategica per lo sviluppo economico-infrastrutturale dei popoli. A tal proposito, le fonti storiche ci raccontano che già almeno 4.000 anni fa diversi popoli, dai Sumeri agli Egizi, avevano costruito ruote ad acqua per macinare i cereali e produrre cibo. Prima dell’anno zero, in India, in Cina, in Grecia e anche nell’Impero Romano, l’energia idraulica era d’uso comune, sfruttata anche per forgiare i manufatti in ferro che servivano nella vita quotidiana o in battaglia. Tuttavia, è solo dall’Ottocento in avanti, ovvero da quando si è raggiunto un livello tecnologico tale che ha consentito di trasformare la forza dell’acqua in elettricità, che i tanti vantaggi di questa forma di energia sono diventati evidenti.

Molte nazioni in via di sviluppo necessitano di alti tassi di energia per gli scopi più vari. L’elettricità, in particolare, serve per aumentare la produzione industriale, per riscaldare o raffreddare gli ambienti chiusi o, molto più semplicemente, per illuminare le case. In Occidente, l’utilizzo di energia elettrica per uso quotidiano è ampiamente sdoganato da molti decenni ormai. Tuttavia, in molte zone del mondo persistono ancora condizioni di forte disagio dove l’energia o l’acqua corrente sono lussi che non tutti possono permettersi. Basti pensare a molti Paesi sub-sahariani, dove sia la luce che l’acqua corrente in alcune zone mancano per molte ore al giorno. La produzione di energia elettrica ricavata dallo sfruttamento dei corsi d’acqua può essere un metodo molto vantaggioso per migliorare le condizioni di vita di molti Africani. L’idroelettrico, infatti, è il metodo di produzione energetica rinnovabile per eccellenza, dal momento che è teoricamente inesauribile almeno fino a quando continuerà a funzionare il ciclo dell’acqua.

Fig. 3: Immagine di una cascata nei pressi della quale è possibile costruire un impianto idraulico in grado di sfruttare l’energia cinetica dell’acqua che scorre
Fig. 4: La forza cinetica dell’acqua usata per produrre energia elettrica

Gli effetti positivi delle centrali idroelettriche sono molteplici. Oltre a favorire un minor utilizzo di combustibili fossili, gli impianti idrici spesso richiedono la costruzione di dighe. Queste ultime, a patto che non siano di dimensioni molto estese in grado di alterare in maniera significativa ecosistemi e regioni, apportano notevoli benefici. Le dighe, infatti, se utilizzate in maniera saggia, possono contribuire a ridurre alluvioni in aree soggette a forte pressione piovosa. Allo stesso tempo, le dighe possono essere usate anche per la realizzazione di bacini artificiali dai quali attingere in caso di siccità o di improvvisa scarsità d’acqua. Tutti questi effetti benefici esulano dal principale motivo per cui un invaso viene costruito: il controllo del flusso idrico attraverso il quale gestire lo scorrere dell’acqua in vista della produzione di energia idroelettrica.

La realizzazione di infrastrutture idrauliche in grado di utilizzare la forza dell’acqua per produrre energia aumenterà costantemente nel prossimo futuro. I motivi principali di questo trend sono essenzialmente due. Da un lato, la crescita del numero di abitanti della terra, unita alla “fame di energia” di numerosi Paesi in via di sviluppo, favorirà l’utilizzo di nuovi impianti idonei a produrre energia a basso costo. L’energia idroelettrica, infatti, avendo come matrice primaria lo scorrere dell’acqua, una volta ammortizzato l’investimento iniziale per la costruzione di centrali e dighe non costa molto. Se si escludono le spese di manutenzione ordinaria e il costo del personale tecnico addetto alla supervisione della struttura idrica, le risorse finanziarie necessarie per mandare avanti una centrale di medie/grandi dimensioni sono relativamente ridotte. Tutt’altra situazione si verifica nel caso in cui ci si riferisca ad una cosiddetta “mega-diga”, i cui costi di costruzione, manutenzione e gestione sono davvero esorbitanti. Tuttavia, mediamente le centrali idroelettriche hanno costi sostenibili. In secondo luogo, l’energia derivante dallo sfruttamento dell’acqua è una delle energie più pulite che l’uomo conosca. Se paragonata ai combustibili fossili, alle centrali nucleari (di prima e seconda generazione) o peggio a quelle a carbone, l’energia idroelettrica spicca per ciò che concerne la sostenibilità ambientale. In questa fase storica, caratterizzata dalla necessità di ridurre l’inquinamento a tutti i livelli, l’idroelettrico è il metodo più valido per ottenere alti tassi di energia a costi tutto sommato ridotti e con un basso impatto inquinante. 

Il know-how ingegneristico al servizio dell’idro-diplomazia: un esempio italiano “indiretto”

Per poter sfruttare adeguatamente i corsi d’acqua da un punto di vista energetico è necessario dotarsi di strutture moderne e tecnologicamente avanzate. Non di rado, i Paesi più ricchi forniscono un prezioso know-how ingegneristico indispensabile per la realizzazione di dighe, turbine ed impianti che di fatto “imbrigliano” l’energia cinetica prodotta dal moto dell’acqua per trasformarla in elettricità. Per quanto riguarda l’Italia, si faccia riferimento alla Webuild S.p.A., azienda attiva da oltre 50 anni nella realizzazione di dighe e impianti idroelettrici, opere idrauliche e di edilizia civile e industriale in generale. A partire dal 15 maggio 2020 Webuild è la nuova denominazione sociale dell’originaria Salini Impregilo S.p.A., una grande azienda italiana che opera in moltissimi scenari e che si è resa protagonista nella realizzazione di diverse strutture idrauliche in varie parti del mondo.

Fig. 5: Il nuovo logo dell’azienda
Fig. 6: La vecchia denominazione modificata nel maggio 2020

Tra le numerose “imprese” realizzate da questa grande azienda del Belpaese se ne segnalano alcune veramente significative:

1) Il trasloco del sito archeologico di Abu Simbel. In seguito alla costruzione della Diga di Aswan nel 1960, l’allora Impregilo S.P.A. venne incaricata di sovrintendere allo spostamento di numerose opere costruite dagli Antichi Egizi tra cui gli stessi templi di Abu Simbel. La società Impregilo radunò un gruppo di esperti cavatori di marmo italiani provenienti da Carrara, Mazzano e Chiampo, i quali guidarono per tutta la durata dei lavori le oltre 2.000 persone impegnate nell’opera di spostamento del tempio di circa 60 metri a monte.

Fig. 7: La Diga di Aswan pochi anni dopo essere stata costruita
Fig. 8: Il Tempio di Abu Simbel

2) Ampliamento del Canale di Panama. Nel secondo semestre 2009, la Panama Canal Authority (PCA) e il consorzio internazionale Grupo Unido por el Canal (GUPC), del quale l’allora Impregilo faceva parte, firmarono il contratto di aggiudicazione della gara per la realizzazione di un nuovo sistema di chiuse nell’ambito del progetto per l’ampliamento del Canale di Panama. Quest’ultimo, in realtà, è consistito nella costruzione di un nuovo canale, che si è aggiunto al primo aperto nel 1914, per consentire il transito di navi di maggiori dimensioni al fine di incrementare il traffico commerciale tra i due oceani. Prima dell’ampliamento del canale di Panama potevano transitare navi con una lunghezza massima di 294 metri, una larghezza di 32 e un pescaggio di 12. Il nuovo canale di Panama consente il passaggio di navi di maggiore tonnellaggio, denominate Post Panamax, con una lunghezza di 366 metri, 49 di larghezza e 15 di pescaggio.

Fig. 9: Progetto dell’ampliamento del Canale di Panama

3) Impianto idroelettrico di Ulu Jelai, Malesia. Nel 2011 la Salini Costruttori si aggiudicò insieme all’azienda malesiana Tindakan Mewah la commessa di 515 milioni di euro per la costruzione di una diga nell’impianto idroelettrico di Ulu Jelai. La diga, la cui altezza complessiva si attesta sugli 80 metri, ha un volume totale di circa 750.000 metri cubi. Oltre alla costruzione di questa importante struttura, il progetto ha previsto la realizzazione di una centrale in caverna per accogliere due grandi turbine da 191 MW ciascuna e la realizzazione di circa 26 km di tunnel idraulici. Alla fine dei lavori, l’impianto ha registrato dei notevoli tassi di produzione energetica. Con una potenza installata di circa 382 MW, l’impianto idroelettrico di Ulu Jelai risulta tutt’ora essere uno dei più performanti di tutta la Malesia.

Si tenga presente che l’allora Salini Impregilo S.P.A., divenuta ora Webuild S.P.A., ha operato ed opera a titolo prevalentemente privato. Si tratta infatti di una multinazionale che esercita le proprie attività in un contesto di mercato in cui lo Stato italiano gioca un ruolo di supporto. Dunque, considerare la Webuild come uno strumento di una vera e propria “idro-diplomazia” italiana, oltre ad essere superficiale potrebbe risultare improprio. Innanzitutto, cosa si intende per idro-diplomazia? Si tratta di una strategia diplomatica mirata ad incrementare la presenza di uno Stato negli affari interni di un altro tramite la firma di accordi di carattere “idrico”. Per “carattere idrico” si intendono tutti quei trattati o accordi che hanno come ratio primaria la realizzazione di infrastrutture come una diga, una centrale idroelettrica, un dissalatore, un porto o un bacino idrico artificiale che incrementino in maniera positiva il benessere dei cittadini di quel Paese. Visto il crescente valore che “l’oro blu” acquisirà nei prossimi anni in vari Paesi, l’idro-diplomazia è una strategia di politica estera che vedrà uno sviluppo significativo in molte cancellerie.

Preme segnalare che il caso italiano della Webuild non può essere considerato come un esempio di idro-diplomazia “diretta”. Certamente, in via indiretta Roma beneficia delle attività imprenditoriali della fu Salini Impregilo S.P.A., dal momento che le varie operazioni ingegneristiche avvenute nel corso del tempo hanno comunque consentito ad una grande azienda italiana di inserirsi nel tessuto socioeconomico di importanti Paesi in varie parti del mondo. Tuttavia, tale “penetrazione”, se così può essere definita, non è il frutto di una strategia diplomatica ben definita imperniata ad hoc sull’idro-diplomazia. La libertà di cui è intriso il nostro sistema commerciale ha fatto sì che una nostra multinazionale, nel pieno delle proprie facoltà imprenditoriali, ottenesse, nel contesto del Sistema Italia, ricche ed importanti commissioni in circa 70 Paesi per più di 50 anni. A livello teleologico, Roma non ha specificamente incaricato la Salini Impregilo di accrescere lo status italiano nel mondo attraverso la firma di accordi idrici. Nondimeno, è evidente quanto gli accordi siglati dalla nostra multinazionale nel corso del tempo abbiano favorito in via indiretta la presenza di Roma in molte zone strategiche del globo, consentendo all’Italia, indirettamente, di essere uno dei principali Paesi a mettere in atto una politica estera connessa all’idro-diplomazia.

La Cina e l’idro-diplomazia: il caso della Sinohydro Corporation

Se, come abbiamo appena visto, la Webuild agisce in maniera indiretta come strumento per l’idro-diplomazia italiana, tutt’altro dicasi per la Sinohydro Corporation e la Cina. La Sinohydro è una grande azienda statale cinese specializzata proprio nella costruzione di centrali idroelettriche. Stando a molti esperti[1], è la più grande compagnia per centrali idroelettriche al mondo. In aggiunta, l’azienda si occupa di ricerca e sviluppo per ciò che concerne la progettazione di impianti per l’energia elettrica, di architettura e costruzioni con relativa progettazione e produzione di macchinari per l’edilizia. Fondata nel 1950 con sede legale a Pechino, la Sinohydro è presente in tutti i continenti a vari livelli e ha sedi operative in molte città. Per quanto riguarda l’Europa, la sede operativa scelta da Pechino è Belgrado.

Fig. 10: Logo della Sinohydro Corporation

Ormai da diversi anni, la Cina ha adottato una politica estera molto attiva allo scopo di accrescere il proprio status geopolitico. Pechino non è più la “fabbrica del mondo” a cui noi Occidentali eravamo soliti rivolgerci solo pochi lustri fa per la produzione a basso costo di molti prodotti. Oggi la Cina è una nazione in forte crescita economica desiderosa di affermare anche da un punto di vista politico il ruolo di leadership che ormai svolge in vari scenari. Uno dei mezzi su cui il governo comunista cinese fa più affidamento per espandere l’influenza di Pechino al di fuori dei confini nazionali è proprio l’idro-diplomazia. Come testimoniato dalla Diga delle Tre Gole, i Cinesi tengono in gran conto il ruolo che l’acqua svolge nella produzione di energia elettrica. Non è dunque un caso, infatti, che una delle aziende più importanti, se non la più importante, per ciò che concerne la costruzione di impianti idrici sia cinese.

Tra le zone in cui la Sinohydro Corporation ha lavorato con maggior assiduità vi è senza dubbio l’Africa, il continente al quale i Cinesi hanno dedicato una particolare attenzione negli ultimi tempi. Nello specifico, Sinohydro ha svolto importanti lavori in Nigeria e Uganda, due Paesi chiave nella strategia geopolitica cinese in Africa. Per ciò che concerne la Nigeria, l’azienda statale cinese è stata selezionata dal governo di Abuja per la costruzione della centrale idroelettrica di Zungeru, un’importante infrastruttura non lontana dalla capitale. La centrale, ancora in fase di costruzione, è frutto di un progetto del 2012 dal valore complessivo di circa 1.3 miliardi di dollari. Si tratta di una cifra considerevole dal momento che, una volta completata, la centrale di Zungeru produrrà circa 700 MWs di energia idroelettrica, inserendola così al secondo posto nella classifica delle strutture idrauliche nigeriane dopo la centrale di Kainji, situata nel nord-ovest del Paese in grado di generare 760 MWs di energia.

Fig. 11: Lavori per la costruzione della centrale di Zungeru
Fig. 12: Geo-localizzazione della centrale di Zungeru

La Sinohydro, assegnataria del progetto, costruirà una grande diga che permetterà di creare un’imponente riserva idrica artificiale. Stando ai tecnici cinesi, essa avrà una rilevante altezza (circa 101 metri) e sarà in grado di creare un serbatoio di circa 10 milioni di metri cubi d’acqua, da cui lo Stato nigeriano potrà attingere in caso di siccità. I benefici che la centrale idroelettrica apporterà a tutta la regione sono molti: oltre alla produzione di energia e alla costruzione di un bacino idrico artificiale, la diga permetterà di controllare in maniera più efficace le acque e prevenire eventuali casi di alluvione. Da un punto di vista occupazionale, le autorità nigeriane stimano che siano stati impiegati fino a questo momento circa 2.000 lavoratori tra operai e tecnici specializzati. Si tratta di un numero non esiguo, soprattutto per la regione di Zungeru, storicamente meno sviluppata da un punto di visto economico rispetto ad altre aree del Paese. 

È interessante notare che la Cina si è fatta carico non solo della costruzione della centrale, tramite appunto i lavori svolti dalla Sinohydro Corporation, ma ha provveduto anche a finanziare in larga parte il progetto. Il governo nigeriano si è impegnato a coprire circa il 25% delle spese necessarie per la costruzione della struttura; il restante 75% è stato fornito da Exim Bank of China. Fondato nel 1994, questo istituto bancario ha la funzione di fornire supporto finanziario e politico ai Paesi in via di sviluppo allo scopo di promuovere l’esportazione di prodotti e servizi cinesi e di incrementare la presenza di Pechino nel tessuto socioeconomico locale.

In seguito all’inizio dei lavori non sono mancate le proteste da parte di molti residenti della zona. Come tutte le grandi strutture idriche, infatti, anche la costruzione della centrale di Zungeru ha obbligato centinaia di residenti a trasferimenti forzati. Tra i principali effetti collaterali delle grandi dighe vi è il c.d. forced displacement, ovvero la ricollocazione coatta di tutte quelle famiglie che vivono nelle zone in cui si realizzeranno i lavori o nelle aree che verranno sommerse dalle acque dell’invaso. Nonostante ciò, i lavori sono proseguiti regolarmente e a passo spedito. Il completamento della centrale idroelettrica è previsto per la prima metà del 2022.

Per quanto riguarda l’Uganda, i Cinesi si sono resi protagonisti della costruzione di un progetto ancora più rilevante e costoso della centrale di Zungeru. La Sinohydro Corporation nel 2013 venne scelta dal governo ugandese come principale contractor per il completamento della centrale idroelettrica di Karuma, un’importante struttura idrica in grado di generare circa 600 MWs di energia con un costo di 2.2 miliardi di dollari. La centrale, situata nei pressi delle cascate di Karuma sul Nilo Bianco, una volta completata sarà la più grande struttura idraulica del Paese.

Fig. 13: Immagini delle cascate di Karuma
Fig. 14: La centrale idroelettrica di Karuma vista dall’alto

I lavori per la realizzazione della centrale iniziarono nella seconda metà del 2013, dopo che il governo di Kampala ebbe assegnato alla Sinohydro il progetto. Le modalità di svolgimento e finanziamento sono simili a ciò che si è verificato in Nigeria. Anche in questo caso, infatti, oltre a fornire supporto logistico e tecnologico tramite la Sinohydro Corporation, Pechino ha svolto un ruolo determinante da un punto di vista finanziario. La Exim Bank of China si è fatta carico dell’85% dei costi, mentre l’Uganda ha provveduto al restante 15%.

La centrale di Karuma è di estrema importanza per questa nazione africana. L’economia ugandese, infatti, risulta essere fra le più dinamiche dei Paesi situati nell’Africa orientale; dotata di grandi ricchezze naturali, tra cui una vasta presenza di acqua dovuta alla massiccia presenza del grande Lago Vittoria nella parte meridionale, l’Uganda ha un grande potenziale di sviluppo per i prossimi anni. La centrale di Karuma, oltre a costituire un valido e non inquinante metodo di produzione di energia, garantirà a molte famiglie ugandesi situate nell’entroterra un accesso continuo all’energia elettrica. Nei piani di Kampala, la centrale costruita tramite il decisivo supporto cinese servirà sia a produrre energia necessaria alla crescita economica sia a fornire elettricità alla popolazione. Ciò consentirà a molti milioni di Ugandesi di migliorare esponenzialmente le proprie condizioni di vita.

Conclusione

Alla luce di quanto esposto finora, appare evidente che tra i mezzi con cui la Cina mira ad espandere la propria presenza su vari scenari internazionali vi è certamente la c.d. idro-diplomazia. Consapevoli di quanto sia importante l’acqua da un punto di vista energetico, i Cinesi già da qualche tempo hanno puntato su questa strategia diplomatica in politica estera. D’altro canto, come detto non si tratta certo di un caso se proprio in Cina sia presente la più importante struttura idraulica del mondo – la Diga delle Tre Gole – così come la più importante azienda specializzata nella costruzione di dighe e centrali idroelettriche, la Sinohydro Corporation. In questo report si è voluto far luce sull’idro-diplomazia cinese in Africa, continente su cui Pechino già da alcuni anni ha dimostrato un forte interesse. I Paesi scelti dall’azienda statale cinese, vale a dire Nigeria e Uganda, svolgono un ruolo rilevante a livello continentale. L’economia nigeriana è al momento la più solida e dinamica di tutta l’Africa, dopo aver sorprendentemente superato quella sudafricana per il primato continentale; oltre a ciò, Abuja è il Paese demograficamente più popoloso non solo dell’Africa sub-sahariana ma di tutta l’Africa in generale. Insomma, la Nigeria è un vero e proprio gigante economico-demografico da tenere sotto stretta osservazione nei prossimi anni in virtù delle interessanti performance realizzate di recente. L’Uganda, nazione africana altrettanto dinamica ancorché meno “esplosiva” della Nigeria, riveste un importante ruolo di cerniera da un punto di vista geografico. Situata al confine col Congo, altro gigante su cui la Cina è intenzionata ad accrescere la propria influenza, e in posizione non distante dal Corno d’Africa, area strategica per eccellenza, Kampala riveste in ottica cinese un significativo ruolo strategico. Per tutte queste ragioni si comprende l’interesse della Sinohydro Corporation, e di conseguenza del governo cinese, a espandere da un punto di vista idro-diplomatico la propria presenza in questi Paesi.

In virtù di quanto appena visto, appare evidente che la Cina consideri l’idro-diplomazia come un concreto strumento sui cui puntare per accrescere il proprio ruolo sulla scena globale. Già da un po’ di tempo Pechino, tramite la sua potente azienda statale specializzata proprio nella costruzione di dighe ed impianti idraulici, svolge un ruolo primario sia nella fornitura di know-how sia in ottica finanziaria, grazie anche ad Exim Bank of China. Preme sottolineare che anche l’Italia è in prima fila sotto il profilo della promozione dell’idro-diplomazia. Tuttavia, mentre Roma può vantare dei benefici per così dire “indiretti”, frutto cioè dell’azione imprenditoriale di una valente azienda multinazionale non dipendente dallo Stato italiano, Pechino svolge una funzione di primo piano nella promozione di strategie idro-diplomatiche. Visto il crescente valore che l’acqua guadagnerà nel prossimo futuro, soprattutto nelle nazioni in via di sviluppo “affamate” sia di energia sia di infrastrutture, è auspicabile che l’Italia si interessi maggiormente di idro-diplomazia come strumento per intessere proficue relazioni con nazioni in crescita. Come testimoniato dal caso Webuild, al nostro Paese non mancano certo le capacità imprenditoriali ed ingegneristiche. Tuttavia, sarebbe oltremodo apprezzabile una più concreta volontà politico-diplomatica volta a considerare l’acqua come un valido strumento geopolitico. Altri importanti Paesi, come la Cina, lo stanno facendo con ottimi risultati. Una maggiore consapevolezza del valore intrinseco dell’acqua nelle relazioni internazionali, unito alle nostre capacità tecniche, potrebbe essere molto utile ad incrementare il ruolo di Roma in molte aree del globo.


[1] https://damsandalternatives.blogspot.com/2010/09/opportunity-for-global-environmental_21.html

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